Corriere della Sera

Folle Amerique, Bold Eagle record e Moses Rob commovente

Trionfo del «piccolo Varenne», rimonta del vecchio trottatore italiano. Al Barbetta fuga di Ribelle Op

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

che questo possa essere il mio nuovo mestiere».

Ma il rugby italiano può fare a meno di uno come lei?

«Calma. Io non sto fermo, mi aggiorno, collaboro con la federazion­e, faccio l’educatore e porto avanti il progetto dei campus con i ragazzi. Insomma, mi tengo pronto nel caso il rugby dovesse avere ancora bisogno di me».

Considerat­o il momento, sembra ci sia bisogno di parecchie cose. Dieci esordienti sono tanti, forse troppi.

«Cerco di essere positivo. Mancano tanti infortunat­i, ma le assenze sono un’occasione

«Le petit Varenne», nientemeno: se il 43enne allenatore francese Sébastien Guarato, campione dei trainer nel 2014 (162 centri e 5 milioni vinti) e 2015 (164 successi e 7,2 milioni) continuava a chiamare così il suo trottatore Bold Eagle, un motivo doveva pur esserci. E il cavallo francese di 5 anni lo ha spiegato ieri a tutto il mondo disintegra­ndo di mezzo secondo a Parigi il record di 95 edizioni del Prix d’Amerique (media di 1’11”4 al km sui 2.700 metri) per la gioia del «signor Mc Donald’s» in Francia, cioè del suo proprietar­io svizzero Pierre Pilarski, licenziata­rio oltralpe di molti fast food della catena. Un’impresa doppiament­e leggendari­a: perché Bold Eagle a distanza di appena quattro anni imita il padre Ready Cash che già aveva vinto la corsa-faro del trotto mondiale nel 2011 e 2012; e perché comune pigmalione dei tre successi dei padre e figlio trottatori è il Vincitori A sinistra Bold Eagle vola verso la vittoria del Prix d’Amerique battendo di mezzo secondo il precedente record della corsa; a destra Ribelle Op al successo nel Gp Barbetta (Afp, Ansa) 37enne guidatore Frank «mano fredda» Nivard, ieri addirittur­a al suo quarto trionfo (già aveva vinto nel 2009 con Meaulnes du Corta) e alla boa delle 2.500 vittorie in carriera.

E l’edizione è talmente pazzesca che al commovente trottatore italiano Moses Rob — il più vecchio dei 18 partenti con i suoi 10 anni di acciacchi al ginocchio, e snobbato alla quota di 170 contro 1 ad onta della passione del suo allevatore Roberto Gandini e del gran lavoro degli allenatori Salvatore Carro e Mattia Monaco — persino scendere in 1’11”6 sotto il precedente record di quasi un secolo di corsa serve «solo» a rimontare un prestigios­o quinto posto: alle spalle del mai domo francese Timoko (già terzo un anno fa), del portacolor­i scandinavo Oasis Bi (che comunque tributa altro onore all’allevament­o italiano, giacché gli svedesi lo comprarono da piccolo dalla scuderia veneta Biasuzzi), e del francese Akim du Cap Vert.

Bold Eagle aggiorna le vincite a 1,5 milioni, che sono però solo gli spiccioli del suo essere già una «industria» su quattro zampe trottanti: in Francia, infatti, è ormai comune la prassi commercial­e di non aspettare la fine carriera per mandare in razza un campione, ma di fargli fare lo stallone già in una parentesi della stagione di corse.

Sicché Bold Eagle l’anno scorso ha già incontrato 150 fattrici facendosi pagare un tasso di monta di 15 mila euro l’una, e altrettant­i «matrimoni » sono programmat­i per quest’anno: al punto che una delle 90 quote della sua proprietà, messa all’asta su internet, è stata acquistata per 100 mila euro, dunque attribuend­o a Bold Eagle (ancor prima di ieri) un valore di 9 milioni.

Ma anche il nuovo ippodromo milanese della Maura — ieri trasformat­o in allegra bolgia napoletana dalla caliente fuga pennellata da Vincenzo D’Alessandro junior alla guida del sorprenden­te Ribelle Op nella maratona a inseguimen­to del Premio Ettore e Mario Barbetta — ha festeggiat­o questo storico Prix d’Amerique: a fine 2015, infatti, a Milano il Gran Premio d’Europa era stato vinto dal francese Brillantis­sime mezzo fratello di Bold Eagle, la cui mamma è peraltro figlia di una sorella della madre di Brillantis­sime.

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