Corriere della Sera

L’esperienza dell’abitacolo s’insegna allo Ied di Torino

Riccardo Balbo: «È il primo master del genere in Europa». In cattedra, i designer Jaguar

- Silvia Nani

«Quello che nel master andremo a esplorare è un insieme fatto dagli interni veri e propri (i materiali innovativi, le nuove soluzioni di ergonomia), le interfacce digitali (ovvero i software che regolano il comfort e la temperatur­a) e i servizi di supporto, per esempio quelli che ci potrebbero permettere di “chiamare” l’auto sotto casa quando vogliamo usarla, e poi liberarci dalla ricerca del parcheggio una volta arrivati a destinazio­ne», continua Balbo. Scenari futuribili certo, ma non così lontani da non poter essere analizzati e concretizz­ati in soluzioni vere.

Impostazio­ne e supervisio­ne del master sono affidate ai designer del team Jaguar (guidati dal direttore del design Ian Callum), che guideranno in prima persona le lezioni: «Saranno loro a dare il brief agli studenti, portando le loro esperienze e introducen­doli nella user experience Jaguar, ma soprattutt­o stimolando la loro creatività», sottolinea Balbo. Per ora gli iscritti sono una decina in tutto («I posti sono limitati per scelta didattica»), laureati in design («Non solo di prodotto: tra gli iscritti c’è anche un designer grafico e uno di software»), diplomati Ied, delle accademie e istituti d’arte, in prevalenza europei: «Lo scambio di competenze è il modello di studio su cui è basato lo Ied: la simbiosi che si crea attraverso il trasferime­nto di conoscenze tra studenti e impresa crea un circolo virtuoso da cui tutti benefician­o». I risultati che emergerann­o potranno trasformar­si in concept e, chissà, magari essere applicati su veicoli in produzione.

Un approccio che non è solo tecnico, anzi, verrebbe da dire soprattutt­o sociologic­o-filosofico, perché se il presuppost­o è che a breve l’auto si guiderà da sola, la relazione stretta del guidatore con il suo veicolo verrà a cadere: «Lui stesso diventerà un passeggero come gli altri. Il contatto fisico della guida, ovvero il gesto che governa la direzione delle ruote, si perderà a favore di una maggiore libertà di muoversi e usare l’abitacolo».

A l t ro punto chiave

il Ian Callum (a sinistra), direttore design Jaguar, e Jonathan Sandys, designer, studiano l’abitacolo del nuovo suv F-Pace comfort, visto in termini di sicurezza («Sarà delegata a un software, con una riduzione sostanzial­e degli incidenti dovuti all’errore umano») e di piacere complessiv­o: «Migliorare l’ascolto della musica, calibrare la temperatur­a monitorata attraverso droni che la rileverann­o Il programma Dai materiali innovativi all’ergonomia, dalle interfacce digitali ai servizi di supporto

nelle varie zone dell’auto, essere seduti con la comodità data da sedili con memoria di forma...».

Per ora solo segnali da esplorare, tenendo ben presente però l’inerzia del mercato: «A volte ci vogliono 10-20 anni prima che un’intuizione si concretizz­i, ma dobbiamo dare la possibilit­à ai designer che verranno di immaginare il futuro. Per progettarl­o».

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