Nastri arcobaleno a Sanremo Elton John: «Io, padre felice»
Un accenno alla vita privata: «Non pensavo di diventare papà» Noemi, Arisa, Ruggeri, Bluvertigo sul palco con nastri arcobaleno
Prima serata del Festival di Sanremo all’insegna del colore arcobaleno, come il nastro mostrato sul palco da Noemi, Arisa e altri artisti. Elton John, il più atteso, della sua vita ha detto: «Non pensavo durasse così a lungo, né di diventare padre. È tutto positivo».
Non ci sono proclami ufficiali. Ma i messaggi per i diritti dei gay a Sanremo 66 al via ieri con la prima serata sono stati assicurati grazie alle quote rosa. Sono state soprattutto le donne a esporsi. Non invece Elton John che arriva, canta, parla della sua vita e del suo impegno contro l’Aids, saluta e se ne va. Il cachet è assicurato (e meritato), la polemica meno. Perché il cantante non ha fatto nessun accenno alle unioni civili, lui che pure avrebbe qualche argomento a favore: è sposato con David Furnish e ha due figli da madre surrogata. Solo un passaggio furtivo sulla sua vita privata: «Non avrei mai pensato di diventare papà e di avere la vita che ho avuto».
Si schierano invece Noemi, Arisa e Enrico Ruggeri che addobbano il microfono di nastrini colorati, non un omaggio a Steven Tyler degli Aerosmith ma un sostegno alla battaglia sui diritti civili per i gay. E un arcobaleno spunta dal taschino di Sergio Carnevale, batterista dei Bluvertigo. Ci sono le battute di Virginia Raffaele all’indirizzo di Giovanardi. E Laura Pausini, superospite in abito gioiello romantico assai, che spiega così la sua «Simili»: «Se siamo simili siamo uguali. Non dobbiamo dividerci ma proteggerci».
Il resto della serata lo fanno le prime dieci canzoni in gara e i conduttori che affiancano Carlo Conti. Gabriel Garko si cala perfettamente nella parte del sex symbol con quella posa perennemente da poster e gli occhi verde veleno a voler bucare la telecamera. Al primo giro d’abito Madalina Ghenea si presenta in lungo, tutta tigrata, ma per niente pantera: «Guardavo questo palco da piccola a casa, in Romania, con la mia mamma. Eravamo tutti in una stanza, mio padre tornava stanco dal lavoro quindi noi stavamo tutti vicini alla tv per non disturbarlo. Spero che mi stia guardando e non si addormenti».
Lo spettacolo extramusicale arriva quando tocca a Virginia Raffaele che ci ha messo 4 ore di trucco e la giusta dose di cadenza romanesca per calarsi nelle curve di Sabrina Ferilli. Fa il suo ingresso sulle note di «A far l’amore comincia tu» nella versione Carrà-Bob Sinclar, pezzo simbolo della Grande Bellezza di Sorrentino che le ha fatto vincere un Oscar per interposto regista: «Visto che bel vestito? Pare che me so’ ingoiata un lampadario. Volevo essere qua alla prima puntata, così mi evito di guardare le altre quattro». La battuta migliore è sulla presenza di Elton John: «Basta co’ ‘sto Elton John, dicono che è uno spot per gli omosessuali... Allora quando ce stanno i Pooh che è? Una marchetta per l’Inps?».
La cifra di Carlo Conti è guardare al pubblico più largo possibile, accontentare tutti (non è un caso che trovi il tempo di twittare sul Festival pure il cardinale Ravasi). Così ecco che sale sul palco Giuseppe Ottaviani, l’atleta ultracentenario che va tre volte a settimana in palestra con la moglie. Più tardi di nuovo comicità con il tris Aldo Giovanni e Giacomo, vestiti da vichinghi/cavernicoli: la gag pare più lunga di quello che è, perché è più urlata che divertente e soprattutto è la riedizione di un loro vecchio pezzo. Insomma, per festeggiare i 25 anni di carriera potevano pensare a qualcosa di più originale.
La gara musicale invece parte con Fragola che non lascia il segno. Noemi ha qualche incertezza all’inizio ma trova la dimensione giusta: la melodia però non è all’altezza del testo. I Dear Jack sono penalizzati dall’inesperienza di Leiner e da un brano che non va oltre il ritornello orecchiabile. Ruggeri gioca fin troppo di esperienza e si autocita. Giovanni Caccamo regge la classe del pezzo che gli ha scritto Giuliano Sangiorgi ma Deborah Iurato, la sua partner, inciampa nel guardaroba: tatuaggi di stoffa sulle spalle e un abito carta dei cioccolatini. Gli Stadio strafanno: vogliono far piangere toccando il rapporto padre-figlia ma restano sterili. Premio intonazione ad Arisa. Premio afonia a Morgan.
Intermezzo Pausini. Non era riuscita a venire a Sanremo a celebrare i 20 anni dal suo debutto, eccola adesso che di stagioni ne sono passate 23. Salivazione azzerata quando chiacchiera con Conti. Ci vuole anche il bicchiere d’acqua. «Questa è la casa che mi ha cambiato la vita», dice. Quando canta l’emozione sparisce. Non c’era nemmeno 23 anni fa e allora ecco che appare la giacca di quella volta e parte un duetto virtuale su «La solitudine». E l’idea non è niente male.