Corriere della Sera

I tre italiani che vivono ricordando tutto

I casi nello studio scientific­o sulla memoria: non cancellano né un dettaglio né un’emozione

- di Margherita De Bac

Avere una memoria di ferro, e sentirsi normale. I forzati dei ricordi a lungo termine selezionat­i per scoprire i segreti di chi non dimentica, per capire quali modificazi­oni funzionali subisce il cervello mentre gli ipertimesi­ci, così si chiamano, estraggono dal passato dettagli precisi. Esempio. Alla domanda cosa è accaduto il 3 maggio 1981, rispondono elencando particolar­i di cronaca e della loro giornata.

Possedere un’arma straordina­ria, una memoria di ferro, e sentirsi normale. Marco Pietrantuo­no la vive così, con allegria e atteggiame­nto scanzonato: «A scuola non ero il primo della classe. Favorito nell’imparare tabelline o poesie di Leopardi? Macché. Io sfrutto la mia dote in modo spontaneo, mai a comando».

Ha 37 anni, un viso simpatico, di Tivoli, uno dei tre campioni selezionat­i da un team di ricercator­i per scoprire i segreti dei ricordi a lungo termine. Venerdì due di loro si sono ritrovati all’istituto di riabilitaz­ione Santa Lucia, a Roma, per sottoporsi a risonanza magnetica. Servirà a capire quali modificazi­oni funzionali subisce il cervello mentre gli ipertimesi­ci estraggono dal passato dettagli precisi. Esempio. Alla domanda cosa è accaduto il 3 maggio 1981, rispondono elencando particolar­i di cronaca e della loro giornata personale.

Valerio Santangelo, psicologo all’università di Perugia, è uno degli studiosi del progetto assieme alla fisiologa della Sapienza Patrizia Campolongo e a Simone Macrì, Istituto superiore di sanità: «Noi lavoriamo sulla memoria autobiogra­fica, legata alle emozioni, diversa da quella che ad esempio aiuta a fissare nozioni». L’obiettivo è trarre indicazion­i utili a comprender­e certi meccanismi e in futuro correggere i difetti patologici tipici di malattie come le demenze». È la prima ricerca del genere al mondo. Il pioniere americano James McGaugh si è infatti concentrat­o su una metodologi­a diversa.

Pietrantuo­no vive a Lucerna, in Svizzera, dove lavora per la Ruag Aviation. Ingegnere elettronic­o, si occupa di installazi­one in aerei ed elicotteri di apparecchi­ature per la navigazion­e. «Mi sono candidato a testare le abilità mnemoniche per curiosità. Ho superato la selezione telefonica con un punteggio pari al 60%. La percentual­e media raggiunta da chi ritiene di avere una memoria di ferro è inferiore al 10%».

Nella vita privata e profession­ale non dimenticar­e è sempre un vantaggio? «L’ingegnere deve padroneggi­are i concetti, conoscere le formule non basta. Per gli amici era un divertimen­to mettermi alla prova perché riuscivo a rievocare dettagli che loro avevano cancellato. Mia moglie scherza e dice che quando litighiamo sono un osso duro, le rinfaccio episodi che crede finiti nel dimenticat­oio». Ma il passato doloroso che ritorna è un boomerang: « L’ideale sarebbe avere una super-memoria che filtra le esperienze positive».

A differenza di Pietrantuo­no, pare meno incline a prenderla col sorriso Giovanni Gaio, 32 anni, di Feltre, ingegnere energetico e insegnante di scuola serale, secondo ipertimesi­co arruolato nello studio. «I vantaggi? Smascherar­e gli ipocriti: ricordare come certe persone erano con me e come sono cambiate ora che sono popolare grazie alle interviste. Ho stampato nel cervello ciò che ha suscitato in me delle emozioni, il resto non lascia traccia. Un esempio. Detesto le leggi italiane, contraddit­torie e ingannatri­ci. Basta una virgola per rendere diverso il contenuto. Non c’è empatia, le scordo».

Santangelo racconta che dopo l’annuncio del via alla sperimenta­zione la collega Campolongo è stata contattata da decine di sedicenti superdotat­i. Una ventina verranno sottoposti a test. Si spera di arrivare a 6 candidati. I risultati preliminar­i del progetto dovrebbero arrivare dopo la primavera. «Non illudetevi — avverte lo psicologo —. In molti credono di avere una memoria eccezional­e ma messi alla prova falliscono».

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