La linea di Renzi: no all’utero in affitto sì alle unioni civili
74 senatori lo chiedono a Grasso per l’emendamento Quagliariello-Calderoli che bloccherebbe la legge Napolitano a favore di modifiche per la stepchild adoption: «Mi risulta che anche il Pd ci stia lavorando»
Il premier Matteo Renzi festeggia i due anni di governo con qualche giorno d’anticipo mettendo sul sito del governo 24 slide con i risultati raggiunti. E poi ribadisce la posizione sulle unioni civili.
Il dibattito. Oggi il primo voto a Palazzo Madama sul provvedimento che norma le unioni civili. «C’è un grande dibattito in Senato e nel Paese — dice Renzi —. E un punto è ampiamente condiviso. È finita la stagione in cui nascondersi: i diritti (e i doveri) sono tali solo se sono per tutti. È un passo in avanti».
I punti aperti. «Rimangono aperti alcuni punti», conferma però il presidente del Consiglio su cui si «confronterà il Parlamento», a partire dalla «stepchild adoption», ma «no» all’utero in affitto. In Senato i partiti si preparano al voto segreto sul tema della discordia: le adozioni, appunto, previste all’articolo 5.
Si arriva al voto sulla legge sulle unioni civili omosessuali oggi nel pomeriggio e non un tassello del puzzle sembra andato al proprio posto. Non il «patto d’onore» sugli emendamenti. Non la mediazione sulla stepchild adoption. E nemmeno la decisione di concedere o meno il voto segreto sull’emendamento che impedirebbe il passaggio al voto del provvedimento, l’ultima mina vagante sul cammino della legge Cirinnà.
Si arriva al voto alle 16.30 oggi a Palazzo Madama, perché in mattinata l’aula è impegnata per la celebrazione delle foibe. E la prima cosa che il presidente Pietro Grasso dovrà fare sarà proprio sciogliere la riserva sul primo voto segreto, quello appunto per il «non passaggio al voto» della legge. Una norma — detta questione incidentale — prevista dall’articolo 96 del Senato di cui Gaetano Quagliariello, Roberto Calderoli e Lucio Malan intendono
avvalersi per far tornare la legge in commissione e, di fatto, far saltare la legge. Tutti i senatori che hanno avanzato la richiesta di avere il voto segreto — 74 in tutto — sono molto convinti che debba essere concesso senza problemi.
«Ci sono due precedenti in merito che ci danno ragione per avere il voto segreto», ha detto il senatore leghista Calderoli. E ha spiegato: «L’ho anche argomentato al presidente Grasso. Uno riguarda la legge sull’ergastolo, l’altro è un precedente molto eclatante, lo ricorderò al momento opportuno se sarà necessario».
Dovesse essere superato questo scoglio — in qualsiasi modo — non è chiaro come possa procedere il cammino della legge. É ancora infatti tutta aperta la questione degli emendamenti. Sia per il numero, sia per i contenuti. Inutilmente, infatti, ieri fino a tarda sera i senatori della Lega Calderoli e il capogruppo Gianmarco Centinaio si sono incontrati con i senatori del Pd Alessandro Maran e il capogruppo Luigi Zanda: tutti avrebbero dovuto tenere fede al «patto d’onore». Ovvero: la Lega avrebbe dovuto ritirare la stragrande maggioranza dei cinquemila emendamenti presentati, il Pd avrebbe dovuto togliere dal tavolo il «supercanguro», l’emendamento, a prima firma Andrea Marcucci, che farebbe decadere tantissimi emendamenti in un solo colpo. Nulla di fatto.
Con il risultato che oggi potrebbe essere proprio il «supercanguro» il primo emendamento messo ai voti, di conseguenza è impossibile capire quali emendamenti rimarrebbero da votare. Tutto questo mentre il cammino della legge sarà minato da una miriade di voti segreti, almeno una cinquantina.
Il voto segreto più sicuro è certamente quello sull’articolo 5 della legge, la cosiddetta stepchild adoption, la norma che più sta dividendo gli animi di Palazzo Madama, soprattutto all’interno del Pd, e sulla quale ieri ha voluto far sentire la propria voce anche il senatore a vita Giorgio Napolitano: «Mi risulta che anche il Pd sta lavorando a modifiche dell’articolo 5 che, se risulteranno giuridicamente sostenibili, credo saranno una cosa bella».
Le mediazioni, sulla stepchild adoption tuttavia, ad oggi non sono riuscite. E mentre i senatori di Idea rilanciano un emendamento che inasprisce le pene sulla la maternità surrogata, la senatrice Pd Anna Finocchiaro ha proposto in aula una mozione che impegna il governo a porre in essere le iniziative necessarie a dichiarare l’utero in affitto un reato universale.
Ieri, poi, dai banchi di Forza Italia la senatrice Anna Maria Bernini ha fatto una dichiarazione di voto in dissenso su tutta linea con il suo partito,
per la quale voterà a favore di tutta la legge, stepchild adoption compresa. «É un percorso lungo che mi ha portato a questa decisione», ha commentato la senatrice dopo il suo intervento accorato in aula.
Si comincia a votare oggi, ma non si può proprio sapere quando si va a finire. I senatori centristi che contrastano la legge non ne vogliono sapere di prolungare in alcun modo le votazioni al venerdì o al lunedì. E se stamattina ci sono le foibe, la prossima settimana le votazioni si interromperanno per l’intervento di Matteo Renzi sull’Europa. L’ultima settimana di febbraio è invece d’obbligo il voto sul decreto milleproroghe che scade — appunto — l’ultimo giorno di questo mese.
Veti incrociati Resta sul tavolo il supercanguro dem mentre la Lega non ritira le 5 mila modifiche In dissenso Anna Maria Bernini (FI) non si adegua alla linea e voterà a favore anche dell’adozione