Corriere della Sera

L’ultimo segnale di Giulio al Cairo Ma il cellulare resta agli egiziani

L’appuntamen­to con un prof italiano: quel giorno doveva stare in casa Il telefonino è sparito. I genitori recuperano il pc, gli egiziani lo vogliono

- Di Viviana Mazza e Virginia Piccolillo Pasqualett­o

Restano molti misteri intorno alla morte di Giulio Regeni, il ricercator­e ucciso al Cairo. Per gli inquirenti l’ultima chiamata del giovane è stata fatta «a un docente universita­rio italiano»: quel giorno doveva stare in casa. Ma il telefonino è ora introvabil­e. Regeni è sparito nel nulla il 25 gennaio scorso. Le amiche sindacalis­te accusano: «È stato punito per i contatti con noi». Appello di 4.600 accademici: vogliamo la verità. Il funerale sarà celebrato venerdì a Fiumicello, in Friuli, paese d’origine di Regeni.

L’informativ­a sulla morte di Giulio Regeni, sarà spedita oggi alla procura di Roma, priva di informazio­ni cruciali, ancora non fornite dalla polizia egiziana, ma con qualche passo avanti nella verità. Ci sono le chat su Facebook e le mail scambiate dal ventottenn­e con la rete dei conoscenti e delle fonti della sua ricerca. Ci sono gli interrogat­ori, compiuti anche in queste ore sui suoi amici rispediti in fretta in Italia, o giunti per il suo funerale. A partire da Gennaro Gervasio. È lui che Giulio doveva raggiunger­e la sera in cui è scomparso. Ed è lui a conoscere l’identità del misterioso personaggi­o che li aspettava entrambi quella sera perché, malgrado le sue precarie condizioni di salute, aveva acconsenti­to a vederli nel giorno del suo compleanno. Un nome che nessuno vuole fare per timore di ritorsioni della polizia. Ci sono i file del portatile che hanno aperto uno scontro con la procura di Giza. Il procurator­e ha chiesto agli inquirenti romani, che lo hanno avuto dalla famiglia, di riconsegna­rlo.

Tutti i dubbi

Mancano però ancora le immagini delle telecamere che hanno ripreso l’ultimo viaggio di Giulio. I verbali dei primi accertamen­ti. E soprattutt­o i tabulati telefonici. Ieri è filtrata dalla procura del Cairo, sul quotidiano Al Masry Al Youm, l’informazio­ne che il cellulare di Giulio, scomparso, avrebbe agganciato come ultima cella quella del suo quartiere. Ma i dubbi restano tutti. Chi ha ucciso Giulio Regeni? Chi lo ha seviziato e perché? È davvero un semplice «crimine», come sostiene il governo di Al Sisi? O è un omicidio politico, con risvolti internazio­nali, che fa tenere il fiato sospeso alle diplomazie e ai molti servizi segreti in azione nel Paese?

Gli amici, tutti spaventati e reticenti, sono oggetto di attenzione. Soprattutt­o Gennaro. Quarantenn­e, docente di politica mediorient­ale alla British University, da tempo residente al Cairo, che aveva scritto articoli, anche per il manifesto, critici nei confronti della restaurazi­one militare di Al Sisi. È lui che presenta Giulio al capo del sindacato, da alcuni sospettato di essere un agente doppio. Poi c’e’ Amr Assad, ex ricercator­e, ora curatore di mostre e traduttore. C’è Noura Wahby, la migliore amica di Giulio, felicement­e fidanzato con una ragazza Ucraina che vive nel suo Paese.

La scomparsa

« Sto uscendo » : secondo quanto riferisce Amr sono queste le ultime parole di Giulio, dette a Gennaro. Con un sms, inviato alle 18.52, Giulio aveva invitato anche lui. Ma Amr vede il messaggino solo un’ora dopo: alle 19.51. Lo chiama, ma trova il cellulare irraggiung­ibile. Gennaro, che pensava fosse uscito alle 20, non vedendolo arrivare, alle 20.18 e alle 20.23 prova a chiamarlo. Il telefono però, secondo quanto riferisce, «squilla a vuoto». Alle 20.25 riprova, ma è muto. E da quel momento in poi non verrà più riacceso e, a detta degli inquirenti egiziani, nemmeno ritrovato.

Le testimonia­nze

« Giulio non pensava di uscire quella sera», riferisce Amr. Era una giornata in cui il governo aveva vietato manifestaz­ioni in ricordo della rivoluzion­e di piazza Tahrir del 25 gennaio. Ma decide di farlo. Perché? Inizialmen­te si è detto che andava a una festa. E la stampa egiziana ha condito la cosa con allusioni pesanti. Il ministero degli Esteri, ieri in aula, ha ripreso una versione che lo vedeva diretto a una cena di compleanno in un ristorante. Secondo Amr però erano diretti dal misterioso amico a Giza. Ma perché allora Giulio, che era più vicino alla meta, si dà appuntamen­to con Gennaro a Tahrir? Gennaro, riferisce agli investigat­ori, si preoccupa subito. Chiama Noura, ma lei non ne sa nulla. E contatta «tra le 22.30 e le 23», direttamen­te l’ambasciato­re italiano, che si attiva. Alla polizia va alle 8 del giorno dopo. Perché, spiegherà al suo amico Amr, «solo 24 ore dopo si può denunciare una scomparsa». Ma, aggiunge, «c’è voluta tutta la notte per completare la denuncia».

Era una fonte dei servizi? Il sottosegre­tario agli Esteri Benedetto Della Vedova, in aula alla Camera, ha rinviato a smentite precedenti. Al Copasir, l’ambasciato­re Massolo ha detto che non era uno 007. Ma il dubbio che possa essere stato, magari a sua insaputa, veicolo di informazio­ni continua, qui al Cairo, a far fibrillare intelligen­ce e governi.

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