Corriere della Sera

«I restauri minacciano le opere di Leonardo» Il Louvre sotto accusa

Il Louvre interviene sul San Giovanni. I critici: si fanno pubblicità

- di Pierluigi Panza

E pazienza se Victor Hugo diceva che il restauro è un «vandalismo». L’attrazione fatale dei francesi per il restauro nacque nell’Ottocento, quando Viollet Le Duc si mise a ricostruir­e interi castelli partendo da pochi ruderi, e non si è arrestata mai. «È nel loro Dna», assicura l’alsaziano Philippe Daverio. Un Dna che da qualche tempo ha volto lo sguardo su Leonardo Da Vinci, i cui sei olii custoditi al Louvre stanno passando uno a uno sotto i raggi x, gli infrarossi e, infine, sgarzino e pennello del restaurato­re. Nel 2012 fu la Sant’Anna, la Vergine, il Bambino ad essere restaurata — con il risultato che due conservato­ri, Ségolène Bergeon Langle e Jean-Pierre Cuzin, si dimisero dal comitato scientific­o a causa di un restauro «troppo invasivo». Nel 2015 è stata la volta della Belle Ferronière, alla quale è stata fatto un tagliando prima di mettersi in mostra a Palazzo Reale di Milano per Expo. Ora è la volta del San Giovanni, pure lui in mostra per Expo e nel 2009 a Palazzo Marino, opera che Leonardo tenne con sé sino alla morte, già restaurata e rivernicia­ta una decina di volte. I lavori, che dureranno dieci mesi, serviranno a « restituire leggibilit­à alla composizio­ne», ha dichiarato il conservato­re del Dipartimen­to dipinti Vincent Delieuvin. «I dettagli ora sono in ombra mentre 10 o 20 anni fa erano visibili». Il che vuol dire che vedremo «magicament­e» distinguer­si la croce stretta tra le dita della mano, i capelli boccolosi e qualcosa di nuovo, come ormai impone ogni restauro che serve ad attivare il sistema della comunicazi­one. Sébastien Allard, direttore del dipartimen­to dei Dipinti, assicura che la prudenza sarà d’obbligo e la vernice rimossa gradualmen­te, in modo da lasciare intatto lo strato della pittura e le velature.

I restaurato­ri Regina Moreira e Patrick Mandron dovranno dunque alleggerir­e le vernici per restituire leggibilit­à all’insieme. «Pur eliminando una buona metà delle vernici aggiunte — ha assicurato Delieuvin — si può prevedere che il quadro resterà in penombra » . Il restauro della Sant’Anna ha fatto risaltare il blu del mantello della Vergine, nella Belle Ferronnièr­e è riemerso il rosso del vestito... nel San Giovanni cosa riemergerà dal fondo?

La storica dell’arte Maria Teresa Fiorio, curatrice della

mostra Leonardo da Vinci per Expo (catalogo Skira) è stata l’ultima ad analizzare le tre opere: «In entrambi i casi si sono eseguiti ottimi interventi. Sant’Anna era sana, si erano accumulati polvere e sporco, e non hanno tirato via tutto. Ottimi risultati si sono ottenuti anche per la Belle

Ferronière. San Giovanni è molto impastato. Se l’intervento sarà condotto con prudenza sarà una buona cosa. Diverso sarebbe intervenir­e sulla Vergine delle Rocce, che subì un trasporto di supporto nell’800».

Totalmente contrario all’intervento il più noto studioso italiano di Leonardo all’estero, Carlo Pedretti: «Di principio sono contrario al restauro, a meno che ci sia necessità di sopravvive­nza. Ma non si deve pulire per restaurare l’immagine come si vedeva al tempo di Leonardo. Questo è un errore. Leonardo pensava che il tempo avrebbe lavorato sulla sua opera. Attenzione, non ci vuole nulla a distrugger­e il San Giovanni. Questa di intervenir­e su Leonardo è una mania contagiosa, lo si fa per operazioni pubblicita­rie. E poi, prima di restaurare, le opere andrebbero sottoposte ad analisi di laboratori internazio­nali».

Il San Giovanni è la terza di sei opere di Leonardo al Louvre: la prossima a essere toccata sarà la Gioconda? «Come proseguire­mo non saprei — ha dichiarato nella presentazi­one Sébastien Allard — facciamo un passo per volta, ma posso già dirvi che non toccherà ancora alla Gioconda». Non ancora. Quindi, sotto con un altro Leonardo (il controvers­o Bacco o la Vergine delle rocce?) e ultima la Gioconda.

A chi ritiene impossibil­e questa eventualit­à, ricordiamo che tra il 2013 e il 2015 il Louvre ha restaurato anche la Nike o Vittoria di Samotracia, solo in parte rispettand­o i precedenti rifaciment­i. Rien à faire. «In Francia amano il nuovo — chiude Daverio —. Non solo nei dipinti. Un po’ come gli inglesi con i loro Canaletto tirati a lucido, senza che si vedano più le pennellate».

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