Véron: la caduta? Dipende tutta dall’incertezza sulle banche
«Le nuove regole sui salvataggi hanno coinvolto per la prima volta i risparmiatori»
«Che cosa sta succedendo sui mercati? Vorrei saperlo anch’io, ma temo che l’estrema volatilità degli ultimi giorni sia dovuta soprattutto all’incertezza legata alle nuove regole sui salvataggi bancari, che gli investitori scoprono con un certo ritardo», afferma Nicolas Véron, 44 anni, economista francese, senior fellow presso il think tank Bruegel, attualmente visiting fellow al Peterson Institute for International Economics a Washington.
Sta dicendo che è tutta colpa del «bail in»?
«È una grande transizione, con l’Unione bancaria e la supervisione unica sono stati introdotti il meccanismo singolo di risoluzione, la direttiva sui salvataggi bancari (Brrd), il bail in invece del bail out. Ma il mercato si è svegliato solo ora. Gli investitori capiscono che non saranno più salvati sistematicamente in caso di un crac, e questo è un bene. Ma come saranno distribuite le perdite è imprevedibile, e questo è negativo. Per l’incertezza gli investitori non sanno come prezzare il debito delle banche, quindi vendono. Cosa? Tutto: azioni e obbligazioni».
Perché se il problema riguarda l’intera eurozona, Piazza Affari e le banche italiane soffrono di più?
«È vero che il tema riguarda l’intera area dell’euro, ma esiste la percezione, secondo me giustificata, che la supervisione bancaria in Italia sia stata meno stringente sui crediti deteriorati, in quantità maggiore nei bilanci. Negli altri Paesi le banche avevano meno problemi oppure i governi sono intervenuti, ad esempio in Irlanda e in Spagna. perciò la questione bancaria italiana non è nuova. Inoltre in Italia le banche hanno venduto obbligazioni senior e junior alle famiglie molto di più che altrove, così dopo il salvataggio delle 4 banche in crisi, il bail in è diventato soprattutto un tema sui risparmiatori, mentre all’estero il dibattito riguarda la stabilità del sistema».
Sta dicendo che in Italia il supervisore ha fatto una cattiva sorveglianza ?
«La supervisione bancaria non è un esercizio pubblico. Vediamo solo quando le banche sono in bancarotta. Detto questo, penso che il processo per migliorare la salute della banche italiane sia in corso, ma richiede tempo e un buon coordinamento con la Bce. Abbiamo visto quanta volatilità ha creato la lettera di chiarimenti inviata dall’Eurotower qualche settimana fa».
Ha citato la Spagna, che però ha fatto ricorso al programma di assistenza Ue.
«In Spagna soprattutto nel 2012 e nel 2013 le banche sono state ripulite attraverso un precesso doloroso. Ma ora gli investitori non si aspettano sorprese. Di certo la prospettiva delle banche italiane oggi non è quella degli istituti spagnoli, ma il sistema non è completamente sano. In Spagna il problema non sono mai stati il Santander o il Bbva, così come in Italia non dubitiamo di Intesa. La questione riguarda gli istituti medi e piccoli, per di più in un sistema molto frammentato, dove alcune banche rientrano sotto la supervisione della Bce e altre della Banca d’Italia. Ma non sto dicendo che dovrebbe succedere quanto è accaduto in Spagna, visto che Madrid è stata costretta a chiedere aiuto all’Europa perché si era nel mezzo della crisi del debito sovrano. Oggi il mercato sovrano è in condizioni molto migliori. E il rialzo delle spread tra i Btp decennali italiani e i Bund tedeschi, intorno a 145-150 punti, per quanto significativo, è molto più basso dei livelli toccati nel 2011 e non mette in alcun modo a rischio la sostenibilità del debito italiano. Sarebbe sbagliato fare confronti, anche perché bisogna tenere conto che ora il rendimento tedesco è molto basso e incide sullo spread».
L’incertezza cambierà i piani di politica monetaria della Federal Reserve?
«A questo punto ci sono molti dubbi sulla traiettoria tracciata dalla presidente Janet Yellen. C’è un’aspettativa generale che Yellen sarà più prudente su un rialzo dei tassi di quanto non fosse in dicembre. Un ricatto dei mercati? Nessuno controlla i mercati, le decisioni di allocazione degli asset sono decentrate».