Caso Rai e Anzaldi. Stop (a metà) del Pd
Fiducia di Rosato e Zanda ai vertici di Viale Mazzini dopo le dure critiche del consigliere dem Il silenzio di Palazzo Chigi. E Freccero: evidentemente c’è chi avverte il malumore di Renzi
ROMA Non tutto è come sembra, specialmente se parliamo di Rai. Certo, i due capigruppo del Pd a Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda, si sono affrettati a riparare all’«avvelenata» di Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza contro le massime cariche di Viale Mazzini («Purtroppo dobbiamo ammetterlo, su Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni ci siamo sbagliati, sono muti nel loro silenzio, altezzoso e arrogante»), dichiarando che «rinnoviamo la nostra fiducia nei vertici dell’azienda, che stanno gestendo la più grande impresa culturale del Paese, una sfida che non si improvvisa né si risolve in pochi mesi».
Una presa di distanza necessaria, considerato che ieri, di L’intervista sul Corriere di ieri al deputato pd in Vigilanza Rai Michele Anzaldi: «Sui nuovi vertici Rai ci siamo sbagliati. Sono arroganti» buon mattino, l’ad della Rai, letta l’intervista sul Corriere, più perplesso che arrabbiato, ha chiesto lumi dalle parti di Palazzo Chigi. Stiamo facendo un gran lavoro, perché ci trattate così?, il senso. Ed è stato rassicurato. Del resto pare che Renzi e Campo Dall’Orto si incontrino una volta a settimana, da soli, di solito il venerdì.
Anche Miguel Gotor, sinistra dem, si è smarcato dal fustigatore: «Le epurazioni e la volontà di controllo appartenevano allo stile Berlusconi e vorrei che così restasse». Già più soft il vicesegretario pd Lorenzo Guerini: «Un politico prende voti, non li dà. Si sono insediati da pochi mesi, diamogli tempo».
Però Anzaldi ancora una volta non è stato smentito. Anzi può rincarare: « Non mi ha chiamato nessuno per rimproverarmi, in Aula i colleghi mi facevano la “ola”: An-zal-diAn-zal-di. Rosati e Zanda hanno rinnovato la fiducia ai vertici della Rai? Pure io dico che ormai devono restare, perché non saremmo in grado di rieleggerne altri, già è stato un miracolo. Certo, se continuano a trattare i consiglieri come pezze, rischiano di vedersi bocciare tutto. Non devo forse dire che al Processo del Lunedì si è data un’ora e mezza al Cinquestelle Di Battista, senza uno straccio di contraddittorio? Andrebbe cacciato il direttore di Raisport».
Al netto dei toni sopra le righe, pare che una qualche insoddisfazione per l’operato dell’ad Rai ci sia, se non nel leader del Pd, almeno tra i renziani più attivi nel settore. Impazienza per i tempi lunghi: piano industriale ancora no, nom in e a ri l e n to , t roppe assunzioni esterne. E poi, volendo, Anzaldi potrebbe essere tolto dalla Vigilanza. Invece resta. «E torna utile come mazzuolo», osserva un alto dirigente di Viale Mazzini. Metodo già sperimentato con il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, pungolato dal viceministro Zanetti.
L’arguto consigliere Carlo Freccero nota tutto: «Anzaldi sente il malumore di Renzi, il mood di un potere che non vede cambiamenti radicali nell’organigramma e ravvisa lentezza sia sul prodotto che sulle nomine, con elezioni e referendum in arrivo». Per questo Anzaldi è «ossessionato dai tg, è l’Equitalia dell’informazione. Mi dice che faccio suggestioni, lui solo censure». Ha una premonizione: «Non vorrei ci fosse un cambio veloce, come alle Ferrovie». Oggi altra puntata: Campo Dall’Orto e Carlo Verdelli sono attesi in Vigilanza.