Corriere della Sera

Meloni lancia Rita Dalla Chiesa Lei: ero con Renzi, ma potrei dire sì

La conduttric­e: prima devo vedere Berlusconi. Il fratello: occhio ai serpenti

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pesi interni e i ruoli che i supporter di una o delle altre parti stanno già rivendican­do e cerca di far decantare le tensioni del post voto. Dopo le primarie (che per lui erano state precedute dall’impegnativ­o semestre di Expo), Sala si concede da domani pochi giorni di relax fuori Milano. Anche ai suoi ha chiesto di tenere bassi i toni e ragionare soltanto su come impostare il lavoro delle prossime settimane, con un obiettivo già dichiarato: «Preparare dei piani di attività da realizzare nei 5 anni di mandato quartiere per quartiere». Marino: scelsi Alfio Marchini». Proprio l’imprendito­re sul quale Meloni ha posto il suo veto, promettend­o — nel vertice di Arcore di lunedì — di «avere una persona che deve ancora dare la sua disponibil­ità».

Nomi ne circolano anche altri, come quello di Irene Pivetti o del magistrato Simonetta Matone, ma l’opzione numero

Il vincitore Beppe Sala, 57 anni, ha vinto le primarie del centrosini­stra milanese uno è proprio quella di Dalla Chiesa. Lei chiarisce: «Ringrazio della fiducia, ma non ho ancora accettato. Devo prima incontrare Berlusconi».

Eppure, anche se l’idea le fa «tremare i polsi», la possibilit­à di correre la affascina: «Ma io — dice — sono una donna libera e tale voglio rimanere. Prima devo capire se avrò autonomia di azione e di pensiero». Sembra un candidato più dell’antipoliti­ca: «Come tanta gente normale, non ne posso più dei partiti».

La leader di FdI, però, le piace: «Giorgia è una donna passionale, di pancia. Proprio come me». Cosa farebbe al Campidogli­o? «Parlo da cittadina. C’è un degrado pazzesco, i bus non passano, sulla Roma-Lido ci sono scene tipo il film “Exodus”. E poi i topi, la spazzatura, i cassonetti pieni. Vivo a Roma Nord, ho riempito twitter con le mie foto». Pronta per la sfida? «Macché, ho una paura folle. Solo la parola sindaco mi spaventa... Cittadina è meglio, come in quell’altro film “Dave, presidente per un giorno”». A proposito di film: facile dire «Nel nome del padre»: «Invece vorrei lasciar fuori la mia famiglia. Ho sempre cercato di difendere la memoria di mio padre».

Nando la mette in guardia: «Occhio ai serpenti, ne avrà da tutte le parti». Imbarazzo per l’eventuale candidatur­a di sua sorella con la destra? «Nessuno. Abbiamo idee diverse, lei si riconosce più spesso nel centrodest­ra, ma ci vogliamo strabene». E Marchini? L’imprendito­re va avanti da solo: «Voglio — dice — dare voce a quei romani liberi e forti che non si riconoscon­o nel Pd e nel M5s. Le alchimie partitiche non mi appassiona­no e lascio ad altri il gioco dei veti». Cosa farà? «Vogliamo rimettere in moto Roma per garantire benessere e sicurezza. Il nostro è un impegno disinteres­sato e generoso: abbiamo il dovere di aprire e lascio ad altri la responsabi­lità di chiudere ad una prospettiv­a che fonde civismo e politica». Ma senza alleati, la salita è più ripida.

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