La Nato studia «seriamente» un ruolo nella crisi dei migranti
Ipotesi di pattugliamento in acque turche. Il segretario Stoltenberg: «Non sarà una nuova Guerra fredda»
Gli alleati chiamano, la Nato sta «seriamente studiando» una risposta. Alla vigilia del vertice (oggi e domani) a Bruxelles dei ministri della Difesa, il segretario generale Jens Stoltenberg apre a un coinvolgimento nella lotta allo Stato islamico. Si tratta ancora di un varco sottile, che si intuisce nelle parole: «Tutti i Paesi dell’Alleanza fanno parte della coalizione anti Isis e mi aspetto che la Nato fornisca sostegno». Nello specifico, «consideriamo attivamente la richiesta Usa di utilizzare aerei radar Awacs per sostenere le capacità nazionali» di sorveglianza.
Non si tratta di scendere in battaglia, certamente non contro Mosca. Stoltenberg si è pronunciato sui bombardamenti russi nell’area di Aleppo in supporto alle forze di Assad: «Spingono decine di migliaia di rifugiati verso i confini»; «cambiano gli equilibri nella regione»; «portano anche a violazioni dello spazio aereo della Nato». Ma — ha sottolineato — l’Alleanza «non cerca una nuova guerra fredda, anzi vuole evitarla», perseguendo «una relazione più collaborativa con la Russia». La precisazione non è gratuita.
Questione correlata, e altrettanto urgente: la crisi dei profughi. «È un tema grave di preoccupazione per noi tutti e penso dunque che studieremo molto seriamente la domanda di aiuto della Turchia e di altri alleati (Germania in testa, ndr) per vedere come la Nato può aiutare a gestire la crisi». Sorpresa e dubbi tra i diplomatici. Non ci sarebbe ancora una richiesta formale di Ankara e Berlino. Sorge il sospetto che una presenza militare nell’area possa essere una risposta ai russi. E non è nemmeno chiaro che ruolo concreto potrebbe svolgere la Nato. Da Atene suggeriscono una partecipazione al pattugliamento dell’Egeo, acque turche comprese: il premier Tsipras ne ha parlato con la cancelliera Merkel.
Un intervento Nato nella crisi dei migranti «non è la soluzione di tutti i problemi, ma è un’ipotesi interessante da discutere», ha commentato il capo della Farnesina Paolo Gentiloni. In mattinata, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Radio1 aveva offerto un’ulteriore lettura: «Nel momento in cui si fa ricorso all’Alleanza, si riconosce l’esistenza di un pericolo legato alla sicurezza esterna, al terrorismo».
In attesa del vertice, si è aperto un fronte diplomatico: Ankara ha convocato l’ambasciatore Usa dopo che il Dipartimento di Stato ha annunciato di non riconoscere tra le organizzazioni terroristiche il Pyd, partito curdo dell’unione democratica, attivo nel Nord della Siria.