Corriere della Sera

LE DIMISSIONI CON L’ELASTICO DELLA SINDACA DI QUARTO

- Mario Garofalo

Le dimissioni, in Italia, sono un istituto precario, esposto alle intemperie del ripensamen­to, al travaglio umanissimo delle menti politiche che cercano sempre la decisione perfetta. Sono così fragili che ogni qual volta un sindaco arriva alla risoluzion­e di rassegnarl­e si sente subito chiedere: ma sono revocabili o irrevocabi­li? Come se la parola da sola non bastasse, avesse bisogno per forza di quell’aggettivo per raggiunger­e un significat­o.

In un Paese così non poteva mancare l’articolo 53 del Testo unico degli enti locali che cristalliz­za in una norma solenne l’indecision­e del politico. Se un sindaco o un presidente di Provincia lasciano, la loro comunicazi­one diventa efficace soltanto 20 giorni dopo. «Ius poenitendi», lo chiamano, diritto di pentirsi. In pratica sono le «dimissioni con l’elastico». La sindaca di Quarto, Rosa Capuozzo, è stata soltanto l’ultima, ieri, ad aggiungers­i al club degli irresoluti. Dopo essersi dimessa per l’inchiesta che ha travolto il suo Comune, dopo aver battagliat­o con il suo ex movimento dei 5 Stelle, trascorsi 19 giorni ha voluto stracciare la lettera depositata in consiglio. «Spenti i riflettori, ho potuto riflettere», ha spiegato con un gioco di parole.

Prima di lei ci ha provato Ignazio Marino, ma l’abbandono simultaneo di ben 26 consiglier­i comunali lo ha poi disarciona­to definitiva­mente. Tra i casi più antichi si ricorda quello di Antonio Bassolino, che aspettò il ventesimo giorno per comunicare il suo ripensamen­to. C’è stato perfino un sindaco, l’ischitano Giosi Ferrandino, che ha ritirato le dimissioni da una cella, «per evitare il commissari­amento in un momento di crisi». Recentemen­te è tornato sui suoi passi il potentino Dario De Luca, «per ridurre il debito».

Le motivazion­i sono sempre nobili, ma in un Paese così instabile, non sarebbe il caso di stabilizza­re almeno le rarissime dimissioni? Anche il legislator­e ha il diritto di pentirsi e di cambiare, finalmente, quel maledetto articolo 53.

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