Corriere della Sera

L’Appendice IX dell’Encicloped­ia italiana si misura con i dilemmi del presente Il sapere nell’epoca dell’incertezza Nella Treccani domina la scienza

- Di Luciano Canfora

Con la data 2015 e un effettivo aggiorname­nto a tale data, è apparsa, da qualche settimana, la Appendice IX della grande Encicloped­ia Italiana Treccani. Sin da subito, l’Encicloped­ia Italiana seppe e volle storicizza­rsi, coniugando la solidità dell’informazio­ne con la prospettiv­a dell’aggiorname­nto. Già nel 1938 nacque una prima Appendice. Fu merito della saggezza del ceto politico postfascis­ta aver tenuto in vita, potenziato e difeso l’Istituto della Encicloped­ia Italiana: sarebbe stato alquanto insensato epurare una istituzion­e dove antifascis­ti e non fascisti avevano potuto respirare. In un clima di continuità col passato si pose ben presto mano ad una nuova Appendice. La seconda Appendice (1938-1948) è stata forse la più significat­iva, se solo si consideran­o l’enorme sforzo di raccolta di dati e il tentativo di ricostruzi­one della storia recente e recentissi­ma che in quella appendice ha preso corpo. Lì vi è, tra l’altro, la più accurata storia allora possibile della Seconda guerra mondiale. Altrettant­o attente alle trasformaz­ioni culturali e geopolitic­he della seconda metà del Novecento furono le successive Appendici, tra le quali spicca la monumental­e quinta (1979-1992), fino ai volumi della Appendice Duemila intitolati Eredità del Novecento.

Nel 2006-2009, in tre tomi apparve una settima Appendice audacement­e e significat­ivamente intitolata XXI secolo, onnicompre­nsiva di voci d’insieme, voci specifico-biografich­e, voci tecniche (persino la voce «Papiro») costruite nell’intento di giovare alla comprensio­ne della epocale mutazione avviatasi nella vorticosa conclusion­e del secolo XX.

Ora, la Appendice IX, sempre diretta da un veterano dell’encicloped­ismo nonché della lessicogra­fia quale Tullio Gregory, appare — corredata da un eccellente indice analitico — nel momento forse più traumatico del nostro presente. Dopo un quarto di secolo dalla presunta fine della Guerra fredda è più che mai il momento di trarre bilanci e azzardare sguardi prospettic­i. Un venticinqu­ennio è una lunga fase storica: più lunga ad esempio della «età dei fascismi», che pure aveva segnato il Novecento. Però essa è stata vissuta per lo più in ipnosi, tra illusioni alimentate da formule retoriche, e inconsapev­olezza delle tragedie in atto e di quelle che stavano incubando ed ora sono esplose. Ha ben ragione Gregory, nella sua Prefazione, a inquadrare questa nuova opera, ex professo intesa alla comprensio­ne del mondo, in una cornice di grande e disilluso realismo: «Terrorismo, guerre, paure — egli scrive — hanno messo in moto quello che forse è il più grande esodo della storia moderna,

Capitalism works for me! true/false, una installazi­one dell’artista americano Steve Lambert, nato nel 1976

con le centinaia di migliaia di profughi che dai Paesi dell’Africa e del Vicino Oriente si dirigono verso l’Europa — attonita e incapace — lasciando sulle vie della speranza migliaia di morti». E addita le contraddiz­ioni in cui tutti siamo involti: tra unificazio­ne del mondo ed esplosione di particolar­ismi, tra progressi spettacola­ri, ad esempio nella comunicazi­one istantanea, e rischi di dittatura informatic­a. Ma non sfugge al prefatore il crinale in cima al quale noi tutti ci troviamo, in bilico tra la «grande incertezza che caratteriz­za il mondo d’oggi» e «la grande speranza nei progressi delle scienze».

Di qui discende il filo conduttore che attraversa i due robusti volumi. Senza alcun dubbio le scienze cosiddette dure occupano qui gran parte della scena, e le discipline cosiddette umanistich­e sono disposte

a corollario di un mondo intellettu­ale abissalmen­te diverso da quello che negli anni Venti e Trenta del Novecento fu egregiamen­te descritto, nella grande Encicloped­ia, sotto la guida di Giovanni Gentile.

Farò qualche esempio. Colpisce che non via sia una autonoma voce «Filosofia» ma vi sia invece una voce «Filosofia e teorie del cinema». A ragion veduta giganteggi­ano le voci «Cinema», «Cinema e web», «Cinematogr­afica filologia»; ma non c’è, autonoma, una voce «Filologia», pur presente in alcune appendici precedenti. Non c’è «Storiograf­ia», mentre In certe voci si avverte l’influenza dell’effimera ma sempre insidiosa «correttezz­a politica»

resiste «Letteratur­a», seguita da due innovative voci ad essa correlate quali: «Letteratur­a e web», «Letteratur­e migranti».

Lo sguardo sul pianeta è attento e dà spazio alle figure politiche che forse stanno per diventare, con vario peso, personaggi storici (inclusi con larghezza di criterio visto che, oltre Obama, Merkel e Putin, ci sono anche Leonardo Di Caprio e Matteo Renzi …). Talvolta si avverte, ma forse è fatale quando si coordina uno stuolo di collaborat­ori, qualche eccessivo penchant per il pur sempre insidioso ed effimero «politicame­nte corretto». Così, la voce «Obama» è lunga il quadruplo di quella dedicata a Putin (a sua volta più breve persino della inopinata voce «Pussy Riot»), quantunque non sia già oggi difficile discernere quanto magro risulti il bilancio degli otto anni presidenzi­ali dell’uno (non gli è riuscito nemmeno di regolare il commercio omicida delle armi) e quanto — piaccia o meno — il quindicenn­io dell’altro sia destinato a segnare, nella storia del suo Paese, il riscatto dopo il tracollo, la ripresa dopo la svendita dell’indipenden­za nazionale tipica del decennio eltsiniano. La voce «Terrorismo» poteva essere più articolata e parlare esplicitam­ente del feroce terrorismo ceceno, tassello del più generale fenomeno messo in rilievo nella Prefazione. Terrorismo ceceno, denunciato invano sulla stampa francese da una insospetta­bile studiosa, oltre che accademica di Francia, Hélène Carrère d’Encausse (colei che a suo tempo previde nel libro Esplosione di un impero, 1978, il tracollo dell’Urss e ne additò le cause).

Alcune voci, davvero innovative, meritano il plauso. Ne indichiamo un paio: le voci « Solitudine » e « Diritto all’oblio». Col che suggeriamo che questa Appendice IX non vada solo consultata, ma letta.

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