LA POESIA ACROBATICA
IL MONDO DI CIRKOPOLIS FRA LANG E KAFKA «I NOSTRI NUMERI VOGLIONO DARE SPERANZA »
L’accoglienza «Da noi artisti esterni vengono ad allenarsi per 6 euro al giorno. È la fraternità del circo»
L’appuntamento A Milano dal 17 febbraio la nuova produzione del Cirque Éloize con suggestioni da letteratura e cinema. Una riflessione sull’attualità disumanizzata che distingue la compagnia canadese dai famosi cugini del Cirque du Soleil
Oltre al circo c’è di più. Una città futuristica stile «Metropolis» di Fritz Lang dove gli uomini sono ingranaggi di un meccanismo implacabile. La strisciante alienazione che governa le astruse leggi del «Processo» e del «Castello» di Franz Kafka. La folle burocrazia, incalzata dal cinismo dei potenti, di «Brazil» di Terry Gilliam. Due film e due libri hanno messo le ali all’ispirazione di Jeannot Painchaud per «Cirkopolis», lo spettacolo inedito per l’Italia che riporterà da noi il Cirque Éloize, dal 17 al 24 febbraio al Teatro degli Arcimboldi di Milano, presentato da Show Bees.
Fedele al proprio nome derivante dal dialetto delle Îles de la Madaleine ( éloize è un fulmine estivo il cui bagliore si coglie all’orizzonte nell’attimo in cui si scarica in mare), la compagnia del Québec cerca la scintilla dei propri spettacoli in fonti diverse per raccontare un diverso approccio alla vita di oggi. Se per lo show precedente «ID», la ricerca dell’identità serpeggiava nelle periferie urbane dell’hip hop, in «Cirkopolis» è la tensione verso un mondo poetico che ci salva l’anima.
Il colore acceso della speranza contrapposto al grigiore dell’omologazione, come suggerito dalla locandina dello spettacolo in cui anonime braccia maschili reggono una ragazza in sottoveste viola che allunga sensualmente una gamba alla verticale sullo sfondo di un’incombente skyline realizzata in videoproiezioni. «È la fuga dalla monotonia di un universo disumanizzato — spiega Painchaud che, oltre ad aver fondato Éloize nel ‘93, firma la regia dello spettacolo con il coreografo Dave St-Pierre —. La donna è musa della creatività e motore di questa ribellione: l’amore ci spinge a osare, in teatro come nella vita. Ma in Cirkopolis una vena di humour attraversa i numeri di acrobazia e rende questa lotta leggera».
In scena nella città-fabbrica disegnata da Robert Massicotte, dieci artisti multidisciplinari di diversa nazionalità sono in bilico tra circo (declinato dal trapezio alla giocoleria), danza e teatro, sospinti dalle musiche originali di Stéfan Boucher. «Vedrete un nuovo cast, lo spettacolo sta girando da tre anni, è la nostra nona produzione. Rispetto ai precedenti lavori, abbiamo reinventato l’approccio ad attrezzi come la ruota tedesca (un doppio cerchio metallico in cui l’acrobata compie evoluzioni ndr): la utilizziamo in gruppo in un modo mai visto».
Éloize è un laboratorio di sperimentazione nella sede in pietra e mattoni della vecchia Montréal, la stazione Dalhouge sie dove, a fine Ottocento, giungevano i treni transcontinentali della Canadian-Pacific Railway.
Dopo la ristrutturazione, nel 2006 è diventata la casa del Cirque di Painchaud: «Per me è un luogo significativo: dal 1988 dal 2004 c’era l’École Nationale de Cirque di cui sono stato allievo. Mi considero un suo prodotto», confessa il regista.
Inevitabile la convivenza con l’ingombrante Cirque du Soleil, la compagnia circense più nota al mondo. «Il Soleil è privato ma nei primi tre anni di vita è stato aiutato dallo Stato per l’85%. Al contrario — racconta il regista — noi del Cirque Éloize non abbiamo avuto sostegno pubblico all’inizio e oggi ci reggiamo per l’80 per cento sugli incassi degli spettacoli (di cui l’85 per cento proviene dalle tournée) e per il 20 per cento da sovvenzioni che ammontano a 200 mila euro all’anno. Per garantirci una sopravvivenza continuativa vendiamo gala ad aziende private. In Québec vi- un meccanismo misto tra il sistema pubblico francese a sostegno della ricerca artistica e l’orientamento commerciale americano».
Poesia versus competitività perfezionistica, un gruppo-famiglia contro una colosso che funziona come una multinazionale. Per un certo periodo, però, i cugini diversi Éloize e Soleil sono stati associati: «Ma solo per cinque anni — puntualizza Painchaud —. Siamo stati autonomi dalla fondazione al 2009, quando il Soleil è entrato nel nostro scenario come una locomotiva in corsa su cui salire per approfittare degli scambi sul mercato internazionale. Nel 2015 il Soleil è stato venduto e abbiamo sciolto la partnership perché non avevamo raggiunto i risultati sperati. Un tentativo che si sarebbe comunque chiuso anche senza la vendita, perché seguiamo idee artistiche e commerciali diverse. Da noi artisti esterni possono venire ad allenarsi per 6 € al giorno. È la fraternità del circo».