Scuola e fondi: Montréal è la capitale dei saltimbanchi
Arti da pista senza animali con l’apporto di danza e teatro
All’inizio fu il Cirque Ricketts dell’artista equestre inglese John Bill Ricketts, sbarcato dagli Stati Uniti a Montréal nell’agosto del 1797 senza però fare breccia «nell’ostilità del pubblico canadese» con evoluzioni di cavalli, numeri di canto, danza e pantomima comica.
Nonostante ciò, il seme era piantato e negli anni successivi il pubblico del Québec scoprì, grazie ai girovaghi circhi americani, il gusto dell’esotico sotto casa, scimmie ed elefanti ma anche «coccodrilli cannibali giganti delle paludi della Florida», magnificava la locale «Gazette». Nel 1848 tra le attrazioni arrivò, al seguito del Barnum, il nano Charles Stratton, in arte «Generale Tom Thumb», l’uomo più piccolo del mondo che si aggirava per le strade di Montréal su una carriola in miniatura, vestito da scozzese, dando vita a personaggi storici come Napoleone Bonaparte e lo zar Nicola.
I saltimbanchi americani continuarono a intrattenere il Canada fino al Novecento con ventriloqui, uomini forzuti, pseudo esperimenti scientifici e pozioni colorate. Il genere, però, tardava ad animarsi di moto proprio, nonostante l’avventura de La Roulotte, un teatro ambulante che presentava la tradizione europea nei parchi di Montréal. Finalmente, negli anni Ottanta, l’inversione di tendenza che ha permesso al Québec di rivoluzionare la storia delle arti da pista.
A smuovere le acque hanno contribuito la danza contemporanea dal segno forte della coreografa Marie Chouinard, l’approccio multidisciplinare del regista Robert Lepage, l’effervescenza di eventi come il festival di Jazz di Montreal. Da questa ondata è nato il nouveau cirque canadese, cioè circo contemporaneo, senza uso di animali e incline al teatro fisico, incoraggiato dalla favorevole politica culturale del governo. È
La svolta Dalla nascita del centro Tohu l’idea di un mestiere che nell’80% dei casi non si eredita più ma si impara
del 1981 la fondazione dell’École Nationale de Cirque che ha, a sua volta, alimentato l’apparire del Cirque du Soleil, del Cirque Éloize e di 7 Fingers.
Il caso macroscopico del Cirque du Soleil — fondato nel 1984 da Guy Laliberté e Gilles SteCroix grazie a un finanziamento statale e divenuto un impero privato dell’entertainment da 90 milioni di spettatori nel mondo — ha trasformato radicalmente l’idea stessa di circo in un genere che si fonde alle arti di strada, alla danza, al teatro, esaltando il virtuosismo tecnico-atletico degli acrobati e l’estetica originale di costumi e make up in una macchina dello spettacolo che mira a trasformare gli show in avventure sensoriali.
Ex mangiatore di fuoco e fisarmonicista ambulante, giocatore di poker e turista spaziale a
bordo della Sojuz TMA-16 (ma con il naso rosso da clown), l’eccentrico Laliberté è uno degli uomini più ricchi del Canada secondo «Forbes» (un patrimonio netto di 2,1 miliardi di dollari statunitensi): l’anno scorso ha venduto la proprietà del colosso circense alla conglomerata cinese Fosun e all’operatore americano di private equity Tpg.
A radicare ancora più nel territorio le arti da pista, consacrando Montréal capitale internazionale del genere, ha contribuito la costruzione del palazzo Tohu («la città delle arti del circo»), fondato nel 2004 dall’organizzazione En Piste, dal Cirque du Soleil e dall’École Nationale de Cirque che qui ha trasferito la propria sede. Si è affermata così un’idea diversa di un mestiere che prima si tramandava di padre in figlio e che oggi, nell’80% dei casi, si impara a scuola. L’École Nationale de Cirque a Tohu, vivaio per 170 allievi istruiti da 80 insegnanti, è l’unica istituzione per la formazione professionale del Nord America.