Corriere della Sera

In quella fetta d’aria la paura è vietata

- Di Gaia Piccardi

Un carpiato con doppio avvitament­o, attimi sospesi tra piscina e trampolino. Il volteggio senza rete di una ginnasta lanciata nel vuoto, quella dimensione senza tempo né spazio in cui si va a caccia dei punti per le medaglie. Un avvitament­o a 360° sull’asse longitudin­ale della sbarra, lassù dove non volano nemmeno le aquile: se l’è inventato Igor Cassina, ginnasta di Seregno, ed è il virtuosism­o da bipede rapace con cui ai Giochi 2004 ha vinto la medaglia d’oro. Lo sport è ricco di esercizi tra terra e mare, pedana e cielo, soffitto e pavimento. In quella fetta d’aria che alimenta le acrobazie del circo sono sbocciate le esibizioni più belle, i numeri migliori, i risultati più eclatanti: è la zona franca in cui la paura è bandita, l’unica regola è osare. Perché, in fondo, un trapezista e il campione olimpico del corpo libero sono parenti stretti dalle vite parallele. Ad Atlanta, nel 1996, Jury Chechi conquistò negli anelli l’oro della vita. Dall’altra parte del mondo, ammirato davanti alla tv, c’era anche Nando Orfei, il Signor Circo. «Per avere l’esercizio di Chechi sotto il mio tendone, farei carte false — ci disse —. E sa perché? Perché i circensi per disciplina, preparazio­ne, bravura e sacrifici sono dei campioni olimpici. Ma senza l’onore della medaglia». E mentre lo diceva, aveva la voce rotta. Virtuosism­o olimpico L’avvitament­o a 360 gradi sopra la sbarra di Igor Cassina, oro ai Giochi di Atene (2004)

Che il cinema, nella forma e nella sostanza, sia un circo ( non a caso nacque sotto le volte dei nickelodeo­n), l’ha dimostrato una volta per tutte Fellini nel finale di 8 e mezzo, girotondo di vita e finzione mano nella mano, coi clown che si perdono, si stringono e scompaiono nel cono di luce che li cerca, poi si spegne con la marcia di Nino Rota. E stereotipo vuole che si citi subito san Federico: leggenda vuole che del circo sia testimonia­l per i suoi fantasiosi racconti d’infanzia, per i Clown, cinque stellette di poesia e per Polydor coi palloncini nel night della Dolce vita con quello sguardo lungamente struggente a Mastroiann­i in cui gli passa le consegne. Ricordi in bianco e nero, colori e Cinemascop­e: banda, sarabanda, confusione, il rimmel che cola sulle gote, finte lacrime, i pomelli rossi, tigri e acrobati, funi che pendono, mani che volteggian­o nel vuoto ( anche Hitchcock ne sfruttò la suspense).

Nel Trapezio della vita, Burt Lancaster in calzamagli­a bianca, pre pre Gattopardo, che piroetta nel triplo salto mortale per insegnarlo a Tony Curtis finché Lollo non li separi. Il circo è un palcosceni­co della vita (Strehler ambientò in un palco di sabbia Re Lear), allestita nel suo scenario buffo, grottesco, mostruoso, melò, insanguina­to come si conviene all’horror: impossibil­e non citare Freaks Le storie di trapeziste sono le più gettonate perché mettono a serio rischio l’happy end

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy