Il ricordo del sindaco Vassallo si perde in una fiction senza finale
Lo chiamavano il sindaco pescatore perché di mestiere faceva il pescatore, meglio l’imprenditore ittico, insieme con il fratello. Amava il mare e si impegnava per tutelarlo dall’inquinamento. Angelo Vassallo è stato sindaco di Pollica, nel Cilento, per tre mandati a cominciare dal 2005, eletto con il Pd. Una bella figura di uomo integerrimo e di grande carisma popolare: si batteva per la legalità, per il rispetto dell’ambiente, per l’educazione alimentare, per liberare il suo paese dallo spaccio di stupefacenti (lunedì, 21.25). La sera del 5 settembre 2010, mentre rientrava a casa al volante della sua auto, una mano ignota gli scaricò addosso nove colpi di una calibro 9.21. Un’esecuzione insolitamente feroce. A questo «servitore civile», Rai1 ha dedicato il film-tv «Il sindaco pescatore», una storia tratta dal libro scritto dal fratello Dario e da Nello Governato (Mondadori), sceneggiata da Salvatore Basile e diretta da Maurizio Zaccaro.
A interpretare Vassallo è Sergio Castellitto (forse con un eccesso di autocompiacimento), insieme a lui c’è l’attore Renato Carpentieri nei panni di Gerardo Spira, il fedelissimo segretario comunale ai tempi della sua amministrazione. «Il fatto che il servizio pubblico possa dare luce a storie come quella del sindaco pescatore è parte della nostra missione fondativa», ha evidenziato giustamente il direttore generale della Rai Campo Dall’Orto.
È vero, ma la fiction non dovrebbe avere solo un compito didascalico, di testimonianza. Dovrebbe anche emozionare, scaldare i cuori degli spettatori. E invece «Il sindaco pescatore» tanto è ineccepibile dal punto di vista informativo, quanto è carente da quello linguistico.
In alcuni momenti sembra la versione seria di Benvenuti al Sud. È vero che le indagini sono ancora in corso (e sono passati quasi sei anni!) ma il film-tv manca completamente del finale, affidato a una chiusura in nero e ad alcune devote didascalie.