Garanzie sui crediti e Bcc: la riforma delle banche
Slittano ancora le norme per i rimborsi ai risparmiatori che hanno perso i soldi investiti nelle obbligazioni subordinate delle quattro banche fallite: Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti. Il Consiglio dei ministri riunito ieri in tarda serata ha stralciato le norme dal decreto legge. Il decreto invece contiene la riforma delle Banche di credito cooperativo, il via libera alla garanzia pubblica sulle sofferenze bancarie, dopo l’ ok definitivo di Bruxelles, e anche le norme che accelerano il recupero dei crediti. Alla fine, sui rimborsi ai risparmiatori, ha prevalso il timore che il testo potesse essere stravolto in Parlamento.
Slittano ancora le norme per i rimborsi ai risparmiatori che hanno perso i soldi investiti nelle obbligazioni subordinate delle quattro banche fallite, Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti. Il capitolo è stato stralciato dal decreto legge discusso dal consiglio dei ministri ieri notte, che invece contiene la riforma delle Banche di credito cooperativo, il via libera alla garanzia pubblica sulle sofferenze bancarie, dopo l’ok definitivo di Bruxelles, e anche le norme che accelerano il recupero dei crediti.
Alla fine, sui rimborsi ai risparmiatori, ha prevalso il timore che il testo potesse essere stravolto in Parlamento. E che in ogni caso, prima di procedere con i rimborsi, si dovessero aspettare i 60 giorni previsti per la conversione in legge del decreto. Si procederà come previsto dalla Legge di Stabilità: e cioè con due provvedimenti amministrativi, un decreto interministeriale e un dpcm, che non devono essere approvati dal Parlamento. Ma che hanno un’altra incognita, quella di poter essere impugnati davanti al Tar, il tribunale amministrativo regionale, bloccando il pagamento dei rimborsi. In ogni caso se ne riparlerà nei prossimi giorni.
A far discutere, in consiglio dei ministri, è stata soprattutto la riforma delle banche di credito cooperativo. L’obiettivo Verso una holding unica, il nodo delle riserve indivisibili del credito cooperativo dell’intervento è quello di favorire l’accorpamento di un sistema che oggi conta 371 istituti, sfruttando le economie di scale e creando un unico attore finanziario con le spalle larghe. A favorire questo processo sarà una holding con un capitale minimo di 800 milioni di euro. Le banche di credito cooperativo ne chiedevano una più alta, 1 miliardo di euro. Ma nel corso del consiglio dei ministri si è discusso anche di una soglia più bassa, che avrebbe consentito la creazione di più holding. Ipotesi scartata, alla fine. Mentre resta in piedi il meccanismo che consente alle singole banche di non entrare nella holding. Potranno uscire, trasformandosi in spa, portando con loro una quota delle cosiddette riserve indivisibili, accumulate negli anni grazie a una tassazione di vantaggio. E senza più l’obbligo, oggi previsto dalla legge, di devolverle integralmente ai fondi mutualistici, che promuovono la cooperazione. Un meccanismo caldeggiato da alcune piccole banche di credito cooperativo, soprattutto della Toscana, che potrebbero uscire per poi procedere a successivi accorpamenti fra loro. Un’ipotesi, quest’ultima. dello 0,7-0,8%.
Per l’indice annuale della produzione industriale quello del 2015 è comunque il primo rialzo registrato dal 2011. Lo sottolinea il ministero dell’Economia affermando che si tratta di una conferma della ripresa in atto: nel 2013 l’indice aveva segnalato un pesante arretramento, pari al 3,2% sul L’impianto Uno stabilimento per l’imbottigliamento di alcolici nel Modenese che non viene vista di buon occhio dal mondo cooperativo, non solo bancario. Il decreto discusso ieri notte contiene anche il recepimento dell’accordo con Bruxelles sulla bad bank, con l’obiettivo di alleggerire le sofferenze del sistema bancario italiano, cioè i crediti difficili da recuperare che ammontano attualmente a 201 miliardi di euro. Collegata a questa misura è anche la velocizzazione delle cosiddette procedure concorsuali, cioè i lunghi procedimenti giudiziari per il recupero dei crediti che spesso sono il vero motivo delle sofferenze bancarie. In attesa delle riforma del diritto fallimentare, viene sospesa per due anni l’imposta di registro sulle vendite all’asta.
lorenzosalvia 2012; nel 2014 la caduta aveva fatto segnare un rallentamento, con un calo dello 0,5%, e in un quadro ancora difficile l’anno si era chiuso con un segnale di miglioramento in dicembre». Lo stesso ministro Pier Carlo Padoan ha voluto dare una lettura ottimistica del dato Istat con un video postato su Twitter. Titolo: «Oltre le nuvole, l’Italia è tornata». «Il Paese sta uscendo dalla crisi grazie a una strategia complessiva; la politica di riforme e i tagli di tasse cominciano a dare frutti; la fiducia torna tra le famiglie e le imprese e sostiene crescita e occupazione; maggiore crescita e creazione di lavoro si rinforzano reciprocamente». Padoan conclude poi indicando che «il debito comincerà a scendere nel 2016 grazie a una crescita più forte e all’avanzo primario».
L’aumento della produzione «è dovuto soprattutto ad alcuni settori, in primo luogo quello della fabbricazione di mezzi di trasporto, che ha messo a segno un progresso del 16,8%», sottolinea il centro studi Promotor. E secondo i dati preliminari dell’Anfia la produzione domestica di autoveicoli ha registrato un aumento del 45% superando il milione di unità. Non accadeva dal 2008.