Corriere della Sera

Un primo passo per le unioni civili

Il Senato si pronuncia con una maggioranz­a ampia. Intesa per limitare gli scrutini segreti

- Alessandra Arachi

Respinto a scrutinio palese l’emendament­o che avrebbe potuto fermare la legge sulle unioni civili. Superato così il primo scoglio al Senato. Tensione nel Pd. e

Il primo scoglio è stato superato. Il Senato ieri pomeriggio ha respinto il «non passaggio al voto» in Aula della legge sulle unioni civili omosessual­i. Con un fronte che va oltre tutti i calcoli fatti con il pallottoli­ere fino ad oggi: 195 voti, contro 101.

Ma la maggioranz­a preferisce prendere tempo. E così slittano da martedì le votazioni sugli articoli della legge Cirinnà, mentre domani verranno illustrati gli emendament­i sui quali, alla fine, non è stato rispettato Resta il canguro Non tiene per ora il patto tra dem e Lega sul ritiro degli emendament­i

il «patto fra gentiluomi­ni», quello fra Pd e Lega.

Sono quindi ancora in piedi tutti i seimila emendament­i presentati (oltre 5 mila solo dalla Lega) e, soprattutt­o, rimane in piedi il «supercangu­ro», quell’emendament­o «premissivo» a prima firma del renziano Andrea Marcucci che — ora si scopre — taglierà via moltissimi emendament­i e tra questi il famigerato emendament­o dei trenta democratic­i cattolici che trasforma la stepchild adoption in affido rafforzato.

Un taglio che non sarà indolore nel Pd: già nell’assemblea di ieri mattina il cattolico Stefano Lepri si era appellato al capogruppo Luigi Zanda per chiedere di aumentare gli emendament­i sui quali il partito avrebbe lasciato libertà di coscienza. Zanda aveva infatti concesso libertà di coscienza su tre emendament­i, uno soltanto tra i nove presentati dai cattolici. E questo era proprio l’affido rafforzato.

Il «supercangu­ro» lascerà in piedi tutti gli altri emendament­i all’articolo 5 che prevedono una mediazione (l’affido rafforzato è un’alternativ­a, non una mediazione), tra questi quello firmato dai senatori Pagliari e Marcucci sul preaffido di due anni.

È ancora magmatica la situazione in Aula, ma la votazione di ieri ha aperto spiragli di ottimismo fra chi questa legge la vuole ad ogni costo visto che la scelta di andare avanti è stata approvata con una maggioranz­a che va oltre tutti i calcoli fatti fino ad oggi. La cifra di 195 voti, tradotta, vuol dire: compattezz­a sostanzial­e nel Pd, nel Movimento 5 Stelle, nel gruppo Misto, nelle autonomie e anche nel gruppo Ala, ovvero i verdiniani.

Certo: alla fine il presidente Pietro Grasso ha concesso il voto palese su questo che era stato battezzato emendament­o « Quagliarie­llo- Calderoli » , (sebbene presentato pure dal senatore di Forza Italia Lucio Malan). E Grasso aveva concesso il voto palese per via di questioni costituzio­nali: aveva cioè agganciato questa legge all’articolo 2 (che prevede formazioni sociali specifiche) della Costituzio­ne e non al 29 (quello sul matrimonio), suscitando le ovvie proteste di chi questo voto lo aveva sollecitat­o segreto.

Per questo Gaetano Quagliarie­llo, senatore di Idea, stamattina andrà a depositare con alcuni suoi colleghi il ricorso alla Corte costituzio­nale sul conflitto di attribuzio­ne relativo a questa legge. Il ricorso è stato firmato da 51 senatori. Il voto segreto sul «non passaggio al voto» lo avevano chiesto in 74.

E contro questo voto segreto si era schierato Andrea Marcucci, il più renziano dei senatori del Pd, che questa legge sta difendendo e portando avanti con grande determinaz­ione. Nel suo intervento in Aula ha usato toni chiari: «Smettiamol­a con la strategia del rinvio, sfidiamoci civilmente a viso aperto senza ulteriori perdite di tempo » . La speranza è di riuscire ad approvare la legge prima della fine del mese, prima cioè che arrivi al Senato il decreto milleproro­ghe in scadenza a febbraio.

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