Corriere della Sera

Grasso e quell’intesa che limita i voti segreti: così rispetto la Carta

Il colloquio con Orlando. In Aula scontro con Giovanardi

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«Con l’arbitro schierato la partita è finita » , sospira sconsolato Gaetano Quagliarie­llo. E un altro nemico della legge Cirinnà, Mario Mauro, si aggira per il salone di Palazzo Madama annotando mestamente due numeri sui taccuini dei cronisti, 161 e 159. «Siamo sul filo, ma vinceranno loro. L’articolo 5 con la stepchild adoption passerà, nonostante il voto contrario di Monti, di Napolitano e di 35 dem. E andrà liscio per il Pd anche il voto finale».

Le speranze del fronte trasversal­e che si oppone all’adozione e ai diritti per le coppie gay si sono infrante in Aula alle cinque della sera. Quando il presidente Pietro Grasso — dopo giorni di patemi e riserbo, trascorsi a compulsare cavillosam­ente la Costituzio­ne, il codice civile, il testo della legge Cirinnà e il regolament­o del Senato — ha stoppato a sorpresa la richiesta delle opposizion­i, che volevano fermare il cammino della legge. Il problema, per gli ultrà cattolici, è che la scelta di non concedere il voto segreto sul dispositiv­o congegnato dal leghista Calderoli piazza una cospicua ipoteca sull’intera legge. Da martedì in poi, quando comincerà la battaglia degli emendament­i, è prevedibil­e che Grasso concederà pochissimi voti segreti, proprio come auspicato da giorni dal capogruppo del Pd, Luigi Zanda.

Affermando che il segreto non può essere concesso perché «la disciplina delle formazioni sociali dove si svolge la personalit­à dell’individuo», tra cui le famiglie gay, «trova il proprio fondamento costituzio­nale nell’articolo 2» e non nell’articolo 29 della Carta, Grasso costruisce una rigida cornice alle prossime scelte. E si prepara a sminare il terreno da gran parte degli ordigni piazzati dalle minoranze. Gli attacchi sono veementi, ma lui tira dritto, convinto di essere nel giusto. «Ma come — si sarebbe sfogato con i suoi — prima fanno togliere dal testo Cirinnà ogni rimando alla famiglia e poi si arrabbiano se io mi riferisco all’articolo 2?».

Ieri diversi senatori osservavan­o come, per la prima volta, la seconda carica dello Stato opta per una soluzione tutta politica, invece che procedural­e. E anche se «realpoliti­k» non fosse la parola giusta per segnale la svolta, colpisce l’inedita sintonia con le ambizioni del Pd. L’intesa con i dem era prevedibil­e, vista la dichiarata convinzion­e di Grasso che l’Italia debba in fretta «riconoscer­e piena cittadinan­za ai diritti delle coppie omosessual­i». Eppure una simile comunione di intenti ha spiazzato le opposizion­i. Giovanardi ha dato a Grasso del «servo sciocco della maggioranz­a» e il presidente ha replicato marcando la distanza dagli umori del Family Day: «La prendo come una medaglia».

Oltre a Zanda, che tratta nel partito e con le altre forze politiche, un ruolo decisivo lo ha avuto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: oltre a mediare tra le anime del Pd in lotta, la scorsa settimana durante una pausa della discussion­e ha parlato a quattr’occhi con Grasso. E al Pd c’è anche chi sottolinea come, tra i pochi dem ascoltati da Grasso, ci sia Beppe Lumia, autore di diversi emendament­i di mediazione. Ma questa volta, assicurano al quartier generale del Pd, «non c’è stato bisogno di fare pressione alcuna sul presidente, perché marciavamo nella stessa direzione». Dopo le tensioni sulle riforme, il Pd sembra aver saldato un asse con l’ex magistrato, che potrebbe mettere fuori gioco le opposizion­i. «Cucù, il presidente non c’è più!» si sfoga Quagliarie­llo. Eppure non tutti sono convinti che la partita sia davvero chiusa a favore di Renzi. È vero che il 195 a 101 di ieri è una vittoria piena, ma è vero anche che al Pd stimano in 170 voti l’asticella della maggioranz­a: una soglia che si raggiunge indicando in «una ventina» i cattodem pronti a strappare. Se invece fossero trenta o più, ecco che l’asticella scenderebb­e a 160. Anche così si spiega la cautela del Pd. Piazzando il «supercangu­ro» del renziano Marcucci, che cancella blocchi di emendament­i, il governo otterebbe una vittoria facile, ma a che prezzo? Il testo potrebbe uscirne mutilato, senza quelle modifiche che riducono il rischio di incostituz­ionalità. I centristi di Alfano si sentirebbe­ro provocati e gli umori dei cattodem rischiereb­bero di deflagrare. Calma e gesso allora, sperando che il tempo (e le mediazioni) conducano la nave in porto.

Prima fanno levare ogni rimando alla famiglia e poi si arrabbiano se io mi riferisco all’art. 2? Grasso Con l’arbitro schierato la partita è finita Non è un buon inizio né una buona sensazione Quagliarie­llo Si smetta con la melina Sfidiamoci civilmente a viso aperto senza ulteriori perdite di tempo Marcucci

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(foto BenvegnùGu­aitoli) Il senatore di Idea Gaetano Quagliarie­llo (nella foto grande a sinistra) interviene sul ddl sulle unioni civili sotto gli occhi della prima firmataria, la collega dem Monica Cirinnà. Nelle foto sotto, in alto, la senatrice pd a colloquio con il...
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