Il premier iracheno da Renzi «Insieme per la diga di Mosul»
Al Abadi in Italia vede l’ad di Eni. In arrivo a Erbil altri 130 nostri militari
La speranza del premier iracheno, con grandi dosi di ottimismo, è quella di «cacciare Daesh dall’Iraq prima della fine dell’anno. Ma non vogliamo truppe che non siano irachene sul nostro territorio, se non con funzioni di addestramento».
Detto a Palazzo Chigi, accanto a Matteo Renzi, dunque insieme al capo del governo di un Paese che sta dando uno dei maggiori contributi militari nell’addestramento dell’esercito di Bagdad, e che si prepara ad inviare altri 450 soldati a protezione della diga di Mosul, è anche un riconoscimento del ruolo italiano.
E infatti il primo ministro dell’Iraq, Haydar Al Abadi, nel corso della sua visita a Roma, ringrazia più volte il nostro Paese. Un’azienda italiana, la Trevi di Cesena, leader del settore, ha appena vinto l’appalto per la messa in sicurezza della diga che dista 35 chilometri da Mosul, «fonte d’acqua per tutti gli iracheni».
«I due governi collaboreranno insieme per la sicurezza dell’area in chiave difensiva — ha detto Renzi —. Siamo convinti di poter fare un ottimo lavoro con gli amici del governo iracheno in logica di totale condivisione e collaborazione». «Fate presto», gli ha risposto al-Abadi, invitando la Trevi ad iniziare quanto prima i lavori e ricordando che la diga «per un breve periodo è stata sotto il controllo di Daesh, con conseguenze negative per lo stato degli impianti».
L’auspicio di vincere la battaglia contro l’Isis entro la fine dell’anno è stato espresso dal premier iracheno nel corso delle dichiarazioni seguite ad un incontro durato poco meno di un’ora: «A Ramadi è stato inferto un colpo duro a Daesh — ha detto Al Abadi, riferendosi alla liberazione ieri della città —. Speriamo che questo aiuti anche a Mosul».
«I terroristi senza scrupoli devono sapere che perderanno la loro battaglia. L’Iraq, e con l’Iraq tutta la comunità internazionale, vincerà questa sfida», gli ha fatto eco il premier Renzi, ribadendo che L’auspicio di Bagdad di vincere la battaglia contro Isis entro l’anno con l’aiuto dell’Italia «l’Italia è uno dei Paesi più impegnati, con oltre 700 uomini», e ricordando la presenza dei Carabinieri che stanno addestrando le forze di polizia irachene.
Il governo italiano sta pianificando di inviare altri 130 militari a Erbil con compiti sanitari e di recupero dei feriti.
A margine dell’incontro con Renzi, nel quale si è discusso anche dell’abbassamento del prezzo del petrolio e della necessità — ha detto Al Abadi — di «non dover dipendere più» solo dal greggio, il premier iracheno ha incontrato anche l’ad di Eni, Claudio Descalzi, per discutere «delle prospettive di sviluppo del settore petrolifero in Iraq e delle attività di sviluppo del giacimento di Zubair
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