Mattarella e gli incontri all’Onu «Un nostro seggio? Sono fiducioso»
Il presidente: «In Libia la priorità è un governo nazionale». E sulla Ue: pensi alla crescita
Seconda tappa, anche questa di sostanza politica, al Palazzo delle Nazioni Unite a New York. Dopo aver incontrato lunedì scorso Barack Obama, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri ha visto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. La parte politica del viaggio del Capo dello Stato negli Stati Uniti si chiude con un risultato forse al di sopra delle aspettative nutrite dallo stesso Quirinale. Il presidente ha puntato sul tema dell’immigrazione per fare emergere il ruolo «strategico» dell’Italia nello scenario internazionale un po’ confuso.
Ne hanno preso atto sia Obama, che offre navi all’Italia per soccorre i migranti, sia Ban Ki-mon, al lavoro sul vertice dei Capi di Stato e di governo del 19 settembre. Obiettivo del segretario generale: arrivare a un «global compact», un accordo planetario per la gestione delle grandi migrazioni.
Adesso si tratta di vedere che cosa può fare l’Italia. E come. Sulla Libia, il numero uno delle Nazioni unite, come già Obama due giorni fa, ha condiviso le parole del capo dello Stato italiano: «La chiave di tutto è la costituzione di un governo di unità nazionale. Tutti gli sforzi sono concentrati per aiutare i libici, in tutti i modi, a trovare un’intesa che possa sconfiggere il traffico di esseri umani e porre fine alla guerra civile».
Poi c’è la partita diplomatica: il nostro Paese è in corsa per un posto tra i dieci membri non permanenti del Consiglio di sicurezza. L’Assemblea generale vota il 28 giugno. «Sono fiducioso, l’Italia ci tiene moltissimo — ha detto Mattarella — Ma non sono venuto qui per fare campagna elettorale». Nell’incontro con i diplomatici stranieri, martedì sera, il presidente ha fatto un breve discorso, mettendo in rilievo, ancora una volta, lo sforzo di soccorso e di accoglienza dei profughi, sostenuto negli ultimi anni: «Permettetemi di indicare con un certo orgoglio che l’Italia ha posto tempestivamente la questione dei flussi migratori in Europa e alla comunità internazionale». Un modo, sia pure indiretto, per sollecitare il consenso per esempio dei governi africani, quando sarà il momento di scegliere due candidati tra Italia, Olanda e Svezia. Ban Ki-moon ha anche «ringraziato» l’Italia per «l’impegno a favore dell’abolizione universale della pena di morte».
Nota di fondo: in questa fase l’Italia sembra trovare più comprensione negli Stati Uniti e in una dimensione multilaterale come l’Onu, piuttosto che in Europa. Mattarella lo sottolinea con chiarezza, commentando «il segnale» di Obama sulle basi Nato: «E’ importante non solo come strumento di azione, ma soprattutto per far comprendere ai Paesi europei che tutti devono contribuire in maniera solidale di fronte a questo impegno così epocale».
Lo stesso discorso vale per l’economia: «Noi, come altri, abbiamo attuato l’austerità con serietà e rigore, ora serve nell’Unione europea una politica di maggiore spinta per la crescita». Parole di Mattarella, apprezzate a Washington e a New York. Il problema è convincere Berlino e Bruxelles.
Tutti gli sforzi sono concentrati per aiutare i libici, in tutti i modi, a trovare un’intesa che possa sconfiggere il traffico di esseri umani e porre fine alla guerra civile «Permettetemi di indicare con orgoglio che l’Italia ha posto tempestivamente la questione dei flussi migratori in Europa e alla comunità internazionale