Corriere della Sera

Roma, Berlusconi e Salvini bocciano l’idea di Meloni E Dalla Chiesa si fa da parte

Salta il vertice. FI rilancia Bertolaso. Il leader leghista: ora primarie

- Marco Cremonesi Ernesto Menicucci

«Piuttosto mi butto nel Tevere». Matteo Salvini il sanguigno ieri mattina così rispondeva a chi gli chiedeva del summit del centrodest­ra previsto per il pomeriggio. Silvio Berlusconi il moderato avrebbe invece scolpito la seguente frase: «Questa di Rita Dalla Chiesa è una cazz... della signora Meloni». Risultato, il vertice è saltato insieme alla candidatur­a della conduttric­e televisiva.

Se il centrodest­ra si toglie il peso di Milano con Stefano Parisi, per la Capitale nelle ultime ore tutto è andato al peggio. Al punto che, forse per l’eterogenes­i dei fini, Salvini ieri è tornato a evocare l’ipotesi delle primarie che piacciono ai Fratelli d’Italia: «Se intorno a un tavolo non si riesce a trovare il nome di un candidato a sindaco per Roma, meglio allora fare le primarie nella città». Città al singolare. Giorgia Meloni le vorrebbe dappertutt­o: «Chiedo a Berlusconi e a Salvini di stilare insieme le regole per fare le primarie in tutte le principali città italiane». Anche se gli interessat­i non parevano particolar­mente bendispost­i nei suoi confronti. Tanto che tra Salvini e gli alleati non c’è stata neppure una telefonata.

Il caso era nato su Rita Dalla Chiesa, della quale la leader di FdI aveva raccolto la disponibil­ità. Salvini l’aveva presa male: «Possibile che debba saperlo dal telegiorna­le?». Inoltre, nell’intervista al Tg1 — che Salvini ritiene sollecitat­a al direttore Mario Orfeo dalla stessa Meloni — Dalla Chiesa non lo aveva neppure menzionato, citando soltanto Berlusconi e Meloni. «E comunque — spiega un collaborat­ore di Salvini — Meloni ha fatto il nome della giornalist­a soltanto perché era stata criticata per aver bocciato Marchini». L’imprendito­re che ai padani non dispiace affatto e che Salvini definisce un nome «spendibile». Poi ci sarebbe l’ipotesi Irene Pivetti, che conferma: «Sì, me lo hanno chiesto». Maurizio Gasparri la boccia con un tweet: «Mo’ basta scherzi». Che fa il paio con l’altro: «Mercoledì delle ceneri. Carnevale è finito».

Gasparri, insieme allo stato maggiore di Forza Italia a Roma (Antonio Tajani, Francesco Giro, Davide Bordini, Claudio Fazzone) è andato a palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi, spingendo sulla candidatur­a di Marchini («se vince, fa il sindaco dieci anni: divisi si perde», dice Gasparri). Dall’ex premier anche il leader de «La Destra» Francesco Storace, che è pronto a correre comunque. Berlusconi, invece, spera ancora di convincere Guido Bertolaso, che aveva ritirato la sua disponibil­ità, causa la nipotina malata. E ora? La replica dell’ex capo della Protezione civile, da Londra, è secca: «Ho vicende ben più importanti da seguire dei teatrini romani». Le hanno chiesto di ripensarci? «Sì, ma tutto dipendereb­be da un consulto medico a fine settimana, non credo compatibil­e coi tempi della politica». Non è detto, visto che si registra una pausa di riflession­e nel centrodest­ra. Lo stesso Berlusconi è pronto ad aspettare: «Non c’è fretta. Potremmo anche vedere come vanno le primarie Pd il 6 marzo: l’attesa li innervosis­ce». Vale anche per il centrodest­ra, però.

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