Il Tar annulla le benedizioni pasquali a scuola
Bologna, il giudice accoglie il ricorso di docenti e genitori. Un’insegnante: affermato il principio della laicità
L’acqua santa a scuola non deve entrare. La parola fine alla «crociata» di un gruppo di genitori e insegnanti di una scuola elementare bolognese che, insieme al comitato Scuola e Costituzione, si battè contro le benedizioni tra le mura scolastiche, l’ha messa , un anno e quasi una Pasqua dopo, il Tar dell’Emilia-Romagna.
Il caso, che finì sul New York Times, scoppiò a gennaio dell’anno scorso nell’Istituto comprensivo 20 del capoluogo emiliano su cui gravitano due scuole elementari e una media di uno dei quartieri-bene della città. Alla richiesta dei parroci di poter fare la consueta benedizione pasquale filò tutto liscio in due istituti ma si alzò un fronte pro laicità nelle scuole elementari Fortuzzi. Undici insegnanti e 7 genitori si schierarono apertamente contro la richiesta dei sacerdoti e contro la decisione del consiglio d’istituto di autorizzare la benedizione: «La laicità così è a rischio». E in un ricorso, firmato anche dall’ex assessore alla Scuola della giunta Cofferati, chiesero al Tar di intervenire con urgenza per sospendere la delibera licenziata dalla scuola. La benedizione si fece lo stesso: il consiglio d’istituto, presieduto da Giovanni Prodi, nipote dell’ex presidente di Palazzo Chigi, decise per l’autorizzazione, ma fuori dall’orario scolastico. Alla preghiera presenziarono solo 9 genitori e 7 alunni.
Ieri i giudici (estensore Italo Caso, presidente Giuseppe Di Nunzio) hanno messo nero su bianco le loro motivazioni. «Il principio costituzionale della laicità non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose. La scuola non può essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno — secondo scelte private di natura incomprimibile — e si rivelano quindi estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni».
«Era stato fatto tutto secondo le leggi, ma evidentemente ci sono nuove leggi», ha detto Daniela Turci, preside della scuola. Esultano invece i ricorrenti: «È stato affermato un principio della Costituzione. A scuola si insegna a vivere insieme, le pratiche religiose restano fuori», ha detto ieri l’insegnante bolognese Monica Fontanelli. Non ci sta il nuovo arcivescovo, Matteo Zuppi, chiamato a Bologna da papa Francesco: « Non credo sia questa la laicità, così come non è laico vietare la croce al cimitero. In Italia la laicità è anche data dal grande umanesimo che sta nel dialogo e nel confronto, non certo nella loro assenza».