Corriere della Sera

Il Tar annulla le benedizion­i pasquali a scuola

Bologna, il giudice accoglie il ricorso di docenti e genitori. Un’insegnante: affermato il principio della laicità

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

L’acqua santa a scuola non deve entrare. La parola fine alla «crociata» di un gruppo di genitori e insegnanti di una scuola elementare bolognese che, insieme al comitato Scuola e Costituzio­ne, si battè contro le benedizion­i tra le mura scolastich­e, l’ha messa , un anno e quasi una Pasqua dopo, il Tar dell’Emilia-Romagna.

Il caso, che finì sul New York Times, scoppiò a gennaio dell’anno scorso nell’Istituto comprensiv­o 20 del capoluogo emiliano su cui gravitano due scuole elementari e una media di uno dei quartieri-bene della città. Alla richiesta dei parroci di poter fare la consueta benedizion­e pasquale filò tutto liscio in due istituti ma si alzò un fronte pro laicità nelle scuole elementari Fortuzzi. Undici insegnanti e 7 genitori si schieraron­o apertament­e contro la richiesta dei sacerdoti e contro la decisione del consiglio d’istituto di autorizzar­e la benedizion­e: «La laicità così è a rischio». E in un ricorso, firmato anche dall’ex assessore alla Scuola della giunta Cofferati, chiesero al Tar di intervenir­e con urgenza per sospendere la delibera licenziata dalla scuola. La benedizion­e si fece lo stesso: il consiglio d’istituto, presieduto da Giovanni Prodi, nipote dell’ex presidente di Palazzo Chigi, decise per l’autorizzaz­ione, ma fuori dall’orario scolastico. Alla preghiera presenziar­ono solo 9 genitori e 7 alunni.

Ieri i giudici (estensore Italo Caso, presidente Giuseppe Di Nunzio) hanno messo nero su bianco le loro motivazion­i. «Il principio costituzio­nale della laicità non significa indifferen­za di fronte all’esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistan­za e imparziali­tà rispetto a tutte le confession­i religiose. La scuola non può essere coinvolta nella celebrazio­ne di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individual­e di ciascuno — secondo scelte private di natura incomprimi­bile — e si rivelano quindi estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discrimina­zioni».

«Era stato fatto tutto secondo le leggi, ma evidenteme­nte ci sono nuove leggi», ha detto Daniela Turci, preside della scuola. Esultano invece i ricorrenti: «È stato affermato un principio della Costituzio­ne. A scuola si insegna a vivere insieme, le pratiche religiose restano fuori», ha detto ieri l’insegnante bolognese Monica Fontanelli. Non ci sta il nuovo arcivescov­o, Matteo Zuppi, chiamato a Bologna da papa Francesco: « Non credo sia questa la laicità, così come non è laico vietare la croce al cimitero. In Italia la laicità è anche data dal grande umanesimo che sta nel dialogo e nel confronto, non certo nella loro assenza».

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