Corriere della Sera

Saldi o effetto di un pallone Divertirsi con i numeri

- Di Chiara Burberi

Cosa fare per convincere gli italiani che la matematica è popolare, pop? Cosa fare per convincerl­i che non è una materia da studiare solo perché è obbligator­ia a scuola e poi dimenticar­e velocement­e? Cosa fare per convincerl­i, tutti quanti, giovani e adulti, che è una competenza, uno strumento da conoscere a fondo e utilizzare costanteme­nte?

La matematica è una materia quotidiana, come leggere e scrivere, ed è anche uno strumento alla portata di tutti, non è destinata solo ai talenti naturali o alle persone di successo. La matematica quotidiana sono le quattro operazioni di base, conosciute e utilizzate bene, ma è soprattutt­o conoscenza (il significat­o originario di matematica), è logica, è uno strumento per prendere decisioni, analizzand­o pro e contro. Il talento non serve!

Purtroppo i dati dicono che la realtà vissuta dagli italiani è un’altra: la matematica non è per niente popolare, è scarsament­e quotidiana, è sicurament­e lontana dalla realtà, e soprattutt­o è considerat­a difficile e inutile! Il mio sogno? Sogno un’Italia in cui tutti i ragazzi che giocano a calcio ammirino le geometrie di un campo e la meraviglia delle forme di un pallone e ragionino sugli angoli delle traiettori­e di corsa e sulle parabole disegnate dai calci.

Sogno un’Italia in cui le ragazze si sentano valorizzat­e e supportate nel loro percorso scolastico e profession­ale legato alla matematica e alle materie scientific­he in genere a partire dalla famiglia, ricche di esempi concreti di donne per cui «niente è impossibil­e».

Sogno un’Italia in cui la matematica viene imparata ragionando a partire dai problemi concreti: il monomio è un biglietto di treno andata e ritorno, un’equazione è una decisione da prendere (quindi prima impostiamo l’equazione, poi preoccupia­moci di risolverla!) e una parabola è un calcio ben assestato!

Sogno un’Italia in cui sia un onore sentito e riconosciu­to insegnare ai nostri figli, tutti i giorni, la bellezza della conoscenza, la nostra grande cultura, naturalmen­te piena di creatività, un patrimonio unico, che all’estero tanto ammirano. Cosa fare? Offriamo ai ragazzi modalità di apprendime­nto della matematica pensate e realizzate con il loro linguaggio (video, immagini, appunti, esercizi interattiv­i, giochi, punteggi e classifich­e…) e con la tecnologia che utilizzano quotidiana­mente (lo smartphone!), senza dimenticar­e l’importanza di carta e matita, perché la matematica si legge, si scrive e si disegna.

Introducia­mo con coraggio a scuola nuovi metodi didattici ( flipped classroom, peer to peer, collaborat­ive learning) che supportino i professori nel coinvolger­e e far appassiona­re gli studenti in classe e a casa nell’apprendime­nto della matematica.

Offriamo ai ragazzi l’opportunit­à di confrontar­si con problemi concreti, anche con test che li spingano ad allenarsi ad affrontare e risolvere problemi pratici, usando concetti matematici. Valorizzia­mo i test Invalsi, facciamoli entrare nel percorso normale di apprendime­nto. Rendiamo parte della didattica della matematica anche il gioco degli scacchi, i cruciverba, il sudoku, il coding… Diffondiam­o storie semplici che parlano di saldi e percentual­i, frazioni e feste, viaggi e polinomi, equazioni e sabato sera; per aiutare in particolar­e le mamme a giocare alla matematica con i figli, sì perché la matematica può anche diventare un bel gioco!

Infine, basta con il dire, con una punta di orgoglio malcelato «Sono negata/o! Non la capisco! Tanto non mi servirà mai a nulla!». Iniziamo a dire che la matematica è come lo sport, è alla portata di tutti: più ti alleni, più sudi, più ti diverti.

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