Corriere della Sera

SE ABBAGNALE JUNIOR INCIAMPA NELL’ANTIDOPING

- Daniele Dallera

Giorni difficili a casa Abbagnale, la famiglia italiana del canottaggi­o, dove talento, genetica, vittorie, medaglie d’oro, fatica, si sono sempre intrecciat­i regalando emozioni difficili da dimenticar­e. Giuseppe, una volta campione, adesso presidente della federazion­e, ha rivelato il peccato del figliolo Vincenzo, anche lui giovane campione, del mondo. Politico (sportivo) coraggioso, lontano dalla connivenza familiare e dall’omertà, situazioni persino facili quando c’è di mezzo un figliolo che sbaglia, Giuseppe ha annunciato: «Vincenzo ha saltato tre controlli antidoping, rischia la squalifica, di non andare ai Giochi olimpici di Rio».

Hai voglia a spiegare, come ha fatto Vincenzo, che quel giorno gli si è rotta la macchina, sbandando e sbattendo contro una rotonda spartitraf­fico, ha dovuto chiamare il carro attrezzi, il meccanico ha messo riparo in qualche modo al guasto, lui nonostante guidasse come Lewis Hamilton campione del mondo di F1 è arrivato in ritardo con l’appuntamen­to dell’antidoping. L’uomo delle provette si era stufato di aspettare e se n’era andato. Papà- presidente Giuseppe crede a suo figlio, ma è arrabbiato: «Vincenzo è stato un immaturo». E poi conosce le regole: per una bricconata simile la pena balla da uno a due anni di squalifica.

Non si scherza con provette ed esami antidoping, anche se sono asfissiant­i, anche se ti convocano all’ultimo momento. Tre controlli saltati sono tanti, troppi. Anche per i gusti di papà Giuseppe che insieme a Carmine ha fatto la storia del canottaggi­o (due ori olimpici, un argento, 7 titoli mondiali) domando anche chi barava. Carmine & Giuseppe, mai sfiorati dal sospetto, così orgogliosi della loro fatica, di quegli allenament­i che nascevano all’alba e finivano al tramonto. Così vincevano i «fratelloni», senza dimenticar­e il fratellino, Agostino che di ori olimpici ne ha vinti tre. E la famiglia italiana del canottaggi­o si allargava allo zio, Giuseppe La Mura, allenatore severissim­o, ora direttore tecnico della squadra azzurra.

Un albero genealogic­o infinito macchiato da Vincenzo. Se guarderà negli occhi suo padre, capirà quanto sia stata grande la sciocchezz­a commessa.

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