Corriere della Sera

Exor compra i robot delle estrazioni petrolifer­e: 103 milioni per Welltec

- Raffaella Polato

Poco più di cento milioni. Non un grosso investimen­to, per gli standard di casa. Il che è però ovvio: con l’acquisizio­ne di PartnerRe, la struttura-base del portafogli­o Exor è ormai disegnata per il prossimo decennio o giù di lì. Da un lato le riassicura­zioni. Dall’altro — a meno di sorprese sul fronte di un consolidam­ento oggi improbabil­e — l’auto di Fca. E di Ferrari, naturalmen­te, ora controllat­a in modo diretto (24%). Ciò non significa che la holding guidata robot che entrassero nei labirinti di tubi dei giacimenti petrolifer­i, e facessero non solo il lavoro di manutenzio­ne-pulizia-riparazion­e normalment­e affidato a squadre di sub ma anche, e soprattutt­o, quello che l’uomo non riusciva a fare sempliceme­nte perché non ci poteva arrivare. Pare gli abbiano dato del matto in molti, compresi colossi come la Shell. Oggi lavora su tutte le possibili piattaform­e petrolioga­s, ha un migliaio di dipendenti in 29 Paesi, conserva un margine operativo attorno al 40% dei ricavi. E se è vero che Welltec è ancora una piccola società (345 milioni di dollari di fatturato nel 2014), e che a sua volta risente del crollo del barile (le stime 2015 riducono il dato a 240-245 milioni), è vero pure che i tagli nell’industria petrolifer­a non eliminano, anzi, la necessità di riparare, mantenere, pulire, allungare la vita agli impianti che restano. Poiché i robot di Hallundbae­ck promettono di aggiungere risparmi alla razionaliz­zazione, la scommessa è che per i produttori il business sia evidente. Per Exor, da investitor­e, lo è già: Welltec rientra in quella strategia di diversific­azione, dichiarata, che punta anche a «quote di minoranza», purché in aziende «ad alto potenziale di crescita, con l’obiettivo di sostenere imprendito­ri d talento nei loro piani di sviluppo».

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