Il romanzo di Ted Thompson (Bollati Boringhieri) L’esordiente che ha capito la lezione di Bellow
Crudeltà? In dosi però gradevolmente omeopatiche. Ironia? In gocce, quando serve. Fantasia? Si, certo, senza però nascondersi dietro i suoi fumi. Il resto, cioè la costruzione del romanzo, è affidato alle risorse d’un realismo naturale, governato da una solida conoscenza del mestiere di narratore.
L’esordiente Ted Thompson, va detto subito, sorprende in virtù della sua freddezza e abilità. Questo trentacinquenne del Connecticut non vuole piacere, macché, vuole farcela, che è diverso. Il suo obiettivo? Fronteggiare un mercato sempre più difficile e un pubblico sempre più svogliato. Ci riesce? In parte, rinunciando con consapevolezza e coraggio alle sorprese dell’originalità. Interessante, no?
Basti dire che questo suo primo romanzo, pubblicato da Bollati Boringhieri col titolo La seconda vita di Anders Hill al posto dell’originale The Land of Steady Habits (traduzione di Maya Guidieri Berner), affronta un tema più che mai sfruttato. Ripercorre cioè il vissuto d’una coppia borghese dal fidanzamento in giovinezza al divorzio tardivo. Quando lui e lei hanno ormai i capelli bianchi. C’è la nascita dei figli, ci sono i tradimenti, c’è l’infarto dello sposo e il cancro al seno della sposa.
L’intreccio è a tratti farraginoso, prolisso ma i personaggi vivono, sono portatori di debolezze e di pregiudizi per niente convenzionali o risaputi. Sul piano letterario poi Thompson riesce a spremere il nuovo dal vecchio. Con una sua piccola però apprezzabile dose di originalità ricomincia da dove si erano fermati l’inarrivabile Saul Bellow di Herzog o l’Updike di Coppie e tanti altri ancora, sapendo usare con originalità e misura la lezione di maestri e precursori. Nel complesso, un atto di fede nella narrativa che ne ha bisogno.
Il tema è sfruttato: il vissuto di una coppia dal fidanzamento al divorzio. I personaggi però non hanno nulla di risaputo