Via stanchezza e nervosismi In venti giorni si decide tutto
La stagione in sei partite. Lo scontro diretto con l’Inter inaugura il ciclo di ferro viola, una specie di spartiacque elettrizzante, complicato, decisivo. Dopo i nerazzurri, il Tottenham a Firenze, l’Atalanta a Bergamo, ancora il Tottenham a White Hart Lane, prima di vedersela con Napoli e Roma nello spazio di quattro giorni.
La Fiorentina è nuda davanti alla meta, chiamata all’esame più atteso e difficile: se vuole difendere il terzo posto Champions e superare i sedicesimi di finale dell’Europa League deve ritrovare se stessa, cancellare il nervosismo che ha spazzato Firenze come la più sgradita tramontata, ritrovare unità di intenti. Non è il momento delle divisioni tra guelfi e ghibellini perché in ballo ci sono i milioni (tanti) della Champions e un traguardo per tre volte sfiorato con Montella.
Sousa deve essere il primo ad abbassare la tensione e a concentrarsi sulla squadra che, nel nuovo anno, si è involuta, ripiegata su se stessa. La Viola, nella corsa a quattro per il terzo posto, è la più sorprendente, ma con l’Inter apparentemente la più stanca e le paradossali faide interne rischiano di penalizzarla ancora di più. L’incontro di martedì tra il presidente esecutivo Mario Cognigni, che rappresenta i Della Valle, e l’allenatore portoghese è stato un primo passo. La Fiorentina deve guardare avanti. Rispetto all’andata è indietro di 4 punti, ma nelle ultime quattro partite è imbattuta e di punti ne ha messi insieme 8.
Ora deve ritrovare fluidità di gioco, i gol di Kalinic (a secco dal 20 dicembre) e inserire Tello (più di Zarate) nei meccanismi della squadra. Soprattutto diventare grande negli scontri diretti. Per adesso Sousa ne ha vinti solo 2 e persi 4, che diventano 5 se consideriamo la Lazio. Serve un’inversione di tendenza. Perché la Fiorentina e il suo allenatore si giocano tutto in venti giorni.