Corriere della Sera

Via stanchezza e nervosismi In venti giorni si decide tutto

- Alessandro Bocci

La stagione in sei partite. Lo scontro diretto con l’Inter inaugura il ciclo di ferro viola, una specie di spartiacqu­e elettrizza­nte, complicato, decisivo. Dopo i nerazzurri, il Tottenham a Firenze, l’Atalanta a Bergamo, ancora il Tottenham a White Hart Lane, prima di vedersela con Napoli e Roma nello spazio di quattro giorni.

La Fiorentina è nuda davanti alla meta, chiamata all’esame più atteso e difficile: se vuole difendere il terzo posto Champions e superare i sedicesimi di finale dell’Europa League deve ritrovare se stessa, cancellare il nervosismo che ha spazzato Firenze come la più sgradita tramontata, ritrovare unità di intenti. Non è il momento delle divisioni tra guelfi e ghibellini perché in ballo ci sono i milioni (tanti) della Champions e un traguardo per tre volte sfiorato con Montella.

Sousa deve essere il primo ad abbassare la tensione e a concentrar­si sulla squadra che, nel nuovo anno, si è involuta, ripiegata su se stessa. La Viola, nella corsa a quattro per il terzo posto, è la più sorprenden­te, ma con l’Inter apparentem­ente la più stanca e le paradossal­i faide interne rischiano di penalizzar­la ancora di più. L’incontro di martedì tra il presidente esecutivo Mario Cognigni, che rappresent­a i Della Valle, e l’allenatore portoghese è stato un primo passo. La Fiorentina deve guardare avanti. Rispetto all’andata è indietro di 4 punti, ma nelle ultime quattro partite è imbattuta e di punti ne ha messi insieme 8.

Ora deve ritrovare fluidità di gioco, i gol di Kalinic (a secco dal 20 dicembre) e inserire Tello (più di Zarate) nei meccanismi della squadra. Soprattutt­o diventare grande negli scontri diretti. Per adesso Sousa ne ha vinti solo 2 e persi 4, che diventano 5 se consideria­mo la Lazio. Serve un’inversione di tendenza. Perché la Fiorentina e il suo allenatore si giocano tutto in venti giorni.

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