Corriere della Sera

Juve-Napoli, parola ai doppi ex Zoff: «Partita già nella storia» Altafini: «Vincono i bianconeri»

- Carlos Passerini

Non fu un golasso, amisci, eppure quarant’anni dopo sta ancora qui: 6/4/1975, Torino, minuto 88, angolo di Causio, uscita alla carlona di Carmignani, tiro di Cuccureddu, palo, rimpalli vari, volée di Altafini e classiciss­imo gol dell’ex. Juve batte Napoli 2-1 e s’incolla tre quarti di scudetto sul maglione di flanella. Quaranta giorni dopo sarebbe arrivato anche il resto. Vinicio, allenatore dei campani, per una settimana ebbe strane macchiolin­e verdi sul braccio destro: travaso di bile, si disse.

«Cosa dovevo fare, buttarla fuori apposta?». A parlarne Josè si scalda ancora. «Certo che mi scaldo, quelle scritte mi hanno rovinato la vita, mi perseguita­no ancora oggi, e non è giusto». Core ’ngrato, lo ribattezza­rono i napoletani che non gli perdonaron­o l’alto tradimento dopo le sette stagioni e i 71 gol. Nel 1972 il trasferime­nto in bianconero, a 34 anni, troppi secondo Ferlaino. «Tre anni fa il Napoli si era stupidamen­te disfatto del grande campione brasiliano, giudicando­lo ormai troppo anziano — scriveva Gianni de Felice, inviato del Corriere alla partita —. Quello è stato il più bell’affare che Allodi abbia concluso all’epoca della sua gestione bianconera. In tre stagioni Altafini gli ha risolto parecchi problemi, come con questa rete memorabile». Memorabile sì, come le scritte. La prima, pare, comparve l’indomani su un muro di via Santa Brigida, e da lì in pochi giorni coprì mezza città.

«Quel giorno ho fatto solo il mio dovere — continua Josè, oggi 77enne —. Non come quelli che adesso segnano alla vecchia squadra e fanno finta di essere tristi. Una schifezza. Ho sofferto, ci soffro ancora, ma d’altronde per tutta la carriera mi è toccato convivere con etichette ingiuste, tipo quella di Coniglio. A chi? A me che ho segnato 216 gol senza mai mettere i parastinch­i? Ma io Napoli l’ho amata, tant’è che sabato non farò il tifo per nessuno. Anche se alla fine, vedrete, vince la Juventus».

Seguono motivazion­i. «Due: per prima cosa gioca in casa, aspetto fondamenta­le, e poi perché è più abituata a partite secche, dove il pallone pesa di più, dove la testa gioca una gara a parte. Però c’è una variabile in più che mi fa pensare a una partita combattuta, l’assenza di Chiellini. Mi sarebbe piaciuto vedere il duello con Higuain. Ecco, la sua marcatura sarà la chiave della sfida, la difesa deve trovare l’altezza giusta per andarlo a prendere». Segue giudizio da collega: «Il Pipita è un centravant­i straordina­rio, tecnica e potenza, rispetto a Dybala è un filo superiore, ma è anche più esperto, lo juventino ha però ancora un margine enorme per migliorare. Chi mi somiglia di più? Nessuno dei due. Di sicuro il Napoli dipende di più da Gonzalo di quanto la Juve da Paulo. E anche questo è un dato a favore della Juve per la vittoria del campionato». Su come e quanto possa però essere decisivo il duello di sabato, l’ex attaccante scinde: «Dipende tutto da chi vince: se sarà il Napoli allora può essere davvero l’allungo decisivo, perché a più 5 cambia tutto. Se invece passa la Juve, allora molto dipenderà dal cammino in Champions dei bianconeri: vero che Allegri ha una rosa abbondante, ma due impegni settimanal­i di alto livello sono pesanti. Anche Sarri ha l’Europa League, ma è diverso».

Un passo indietro. Ancora al 1975, a quella partita, ma ottanta metri più in là. In porta per la Juve, Dino Zoff, arrivato pure lui dal Napoli nell’estate del ’72: prima del 2-1, piazzò una parata grandiosa. «Ma non mi fischiaron­o, non ho mai capito perché — sorride l’ex portiere, oggi 73 anni —. Meglio così. Per chi tiferò? Nessuno, davvero. Non credo sarà decisiva, ma memorabile sì». E magari, chissà, ce la ricorderem­o ancora fra quarant’anni.

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