Corriere della Sera

Abbagnale jr smascherat­o da papà

Giuseppe, ora presidente federale: «Saltati 3 controlli antidoping, ora rischia Rio: è un immaturo»

- Flavio Vanetti

Ha appena completato la vogata più dura, in un’acqua (metaforica) che pare marmo e che lambisce una storia che non è di doping, ma che con il doping potrebbe centrare: di mezzo, infatti, c’è la reperibili­tà ai test a sorpresa. Reperibili­tà di chi? Di suo figlio Vincenzo. Il figlio, oltretutto, di un presidente federale. Giuseppe Abbagnale rischiara la voce e non cerca né scorciatoi­e né perifrasi: «Ha combinato una cazzata giovanile». Il mondo è cascato addosso a lui, mito del canottaggi­o azzurro, quando Vincenzo, campione del mondo e capovoga dell’otto in vista di Rio 2016, gli ha spiegato l’errore commesso. La scelta è stata dolorosa, ma dal punto di vista di uno dei due «fratelloni» del remo, anche inevitabil­e: «Per una questione di trasparenz­a abbiamo voluto essere noi, come Federazion­e, a dirlo».

Giuseppe Abbagnale, allora: che cosa è successo?

consente equivoci: ora rischia una sanzione che gli farebbe saltare i Giochi olimpici in Brasile, i primi della sua carriera. È stata un’ingenuità e lui ha pure delle attenuanti, ma il regolament­o non fa sconti: potrebbe rimediare da uno a due anni di squalifica».

Serve una ricostruzi­one dei fatti, a questo punto.

«Nelle due precedenti occasioni, Vincenzo era in raduno con la squadra: ad uno di questi ero presente pure io. La prima verifica era stata mancata per una dimentican­za, la seconda perché il nuovo sistema gestionale, la cosiddetta piattaform­a Adams, non ha confermato la segnalazio­ne del posto in cui si trovava. Quindi, ecco il terzo appuntamen­to fallito, causato, secondo quanto ha raccontato mio figlio, anche da un piccolo incidente stradale che ne ha ritardato l’arrivo sul luogo concordato con la commission­e controlli antidoping del Coni».

Che cosa ha provato quando ha fatto pubblicare la notizia sul sito federale?

«Ho immaginato che avrei scatenato un putiferio. Così è avvenuto e adesso non so se devo pentirmi o meno».

In che senso?

«Potrei aver agito per eccesso di trasparenz­a. Magari la procura antidoping non sarà troppo severa e tutto si risolverà in una bolla di sapone: in fondo nell’ultimo incidente ballano 10-15 minuti di differenza. Pure il diavolo ci ha messo lo zampino: c’era un incidente sulla Pontina, la strada che doveva percorrere per raggiunger­e Sabaudia entro un’ora dalla telefonata di convocazio­ne».

Sembrano parole da genitore, più che da dirigente.

«Guardate, anche da padre non posso permetterm­i una cosa del genere: di mezzo c’è il nome degli Abbagnale. Vincenzo mi ha fatto arrabbiare e non immaginate quanto: non potevo tenermelo solo per me, volevo che tutto fosse pubblico».

Anche la Federazion­e deve risultare al di sopra di ogni sospetto.

«Appunto: ci tengo alla sua reputazion­e; ci tengo, soprattutt­o, che non nascano illazioni. Infine, ammetto che non sono giustifica­bili nemmeno... le giustifica­zioni. Il suo Iphone non interagisc­e a dovere con la piattaform­a Adams? se lo sai, ti regoli per tempo e non ti fai sorprender­e».

Sapevo che con la mia denuncia avrei scatenato un putiferio Così è stato ora non so se devo pentirmi o meno

Ha parlato con Vincenzo dopo aver reso nota la sua vicenda?

«Gli ho detto che è un immaturo. Gli ho aggiunto, a muso duro, che con tutta probabilit­à, si ‘fotterà’ i Giochi. Ma è giusto così, non è pronto per un evento del genere».

In attesa degli eventi, suo figlio continuerà ad allenarsi. Lui ha ribadito di essere pulito, anche alla luce di 13 controlli superati dal 2013.

«Sul doping, sono più che un talebano. Se avessi il minimo dubbio che Vincenzo non è a posto, non lo farei sanzionare solo sul piano sportivo ma lo manderei in galera oggi stesso».

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