Corriere della Sera

«Etruria, in 11 mesi azzerato il patrimonio»

Dichiarato lo stato di insolvenza. Verso l’indagine per bancarotta l’ex presidente Rosi, Berni e papà Boschi

- DAL NOSTRO INVIATO F. Sar.

Tre giorni sono bastati al tribunale di Arezzo per dichiarare lo stato di insolvenza di Banca Etruria. E aprire così la strada a una nuova inchiesta per bancarotta fraudolent­a nei confronti dei vecchi amministra­tori. Il «buco» di oltre tre miliardi di euro è stato infatti causato — secondo i giudici — da un’opera di dissipazio­ne del patrimonio anche a fini personali. E questo ha convinto il collegio ad accogliere senza riserve l’istanza presentata dal commissari­o liquidator­e Giuseppe Santoni e quella depositata in udienza dal procurator­e Roberto Rossi, titolare dell’indagine sul dissesto e sulla regolarità dell’operato dei vertici dell’istituto di credito, anche rispetto all’emissione delle obbligazio­ni poi diventate carta straccia con il decreto «salvabanch­e» varato dal governo il 22 novembre scorso.

La motivazion­e dei giudici non lascia spazio alla difesa dell’ex presidente Lorenzo Rosi costituito in giudizio in quanto rappresent­ante legale della passata gestione, con l’assistenza dell’avvocato Michele Desario: «Nell’arco di nove mesi — tra dicembre 2014 e settembre 2015 — emerge una riduzione del patrimonio netto di circa i 2/3». E, sottolinea­no i giudici, «alla data di avvio della risoluzion­e (il 22 novembre) il patrimonio netto risultava integralme­nte eroso da ulteriori perdite». I magistrati stanno studiando il «verdetto», entro breve potrebbero decidere l’iscrizione nel registro degli indagati dei vecchi amministra­tori, a cominciare da coloro che guidavano Etruria al momento del commissari­amento deciso da Bankitalia nel febbraio 2015. E dunque lo stesso Rosi e i suoi due vicepresid­enti: il vicario Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena.

È un passaggio che appare obbligato, come del resto era stato sottolinea­to nelle scorse settimane, dopo l’apertura del fascicolo per conflitto di interessi contro Rosi e l’ex consiglier­e di amministra­zione Luciano Nataloni. Soprattutt­o tenendo conto di tutte le «uscite» ritenute illegittim­e dagli ispettori di Bankitalia, a cominciare dai 17 milioni di consulenze per arrivare ai finanziame­nti senza garanzie.

Soddisfatt­o Roberto Bertola, amministra­tore delegato di Nuova Banca Etruria, secondo il quale «era necessario che fosse fatta chiarezza in tempi brevi: atto doveroso verso tutti i soggetti coinvolti del nostro territorio. La Nuova Banca, rinnovata come noto nei vertici e pienamente operativa, guarda al futuro forte di una solida posizione patrimonia­le e di liquidità, oltre a non avere più il peso delle sofferenze».

Nuovi documenti sulle indagini in corso sono stati chiesti ieri dal Consiglio superiore della magistratu­ra che deve valutare l’eventuale incompatib­ilità ambientale del procurator­e Rossi per l’incarico di consulente ottenuto e per aver taciuto, durante la sua audizione, il fatto di aver indagato su Boschi in passato.

Bertola Era necessario fare chiarezza in tempi brevi La Nuova Banca guarda al futuro forte di liquidità e di una solida posizione ad Nuova Etruria

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