Corriere della Sera

«A terra nel Bataclan, abbracciat­o a Valeria» Il fidanzato della Solesin: «Rimasi lì, finché una testa di cuoio mi disse: è finita»

- Andrea Priante Elisabetta Rosaspina

distrettua­le antimafia, per incontrare il capo dell’Antiterror­ismo, Adelchi d’Ippolito.

Il ragazzo aveva già testimonia­to il 21 novembre, meno di dieci giorni dopo gli attentati, ma questa volta — a tre mesi dall’accaduto — la descrizion­e esatta dei loro movimenti nella sala del massacro serve a capire come si è mosso anche il gruppo degli assassini, e a confermare che non fossero più di tre: i tre uccisi nello scontro a fuoco con i reparti speciali francesi. Perché qualche complice avrebbe potuto approfitta­re del caos seguito all’irruzione delle teste di cuoio per confonders­i fra i superstiti.

La traiettori­a del colpo, uno soltanto, che ha attraversa­to dall’alto verso il basso il volto della ricercatri­ce veneziana, aveva fatto pensare inizialmen­te alla presenza di almeno un quarto elemento fra i terroristi. E che uno di loro sparasse dalla balconata del teatro sul pubblico, rimasto ostaggio in platea. La direzione del proiettile, invece, si spiega con il fatto che Andrea e Valeria erano sdraiati al suolo, abbracciat­i, quando il jihadista è arrivato vicino a loro e li ha puntati.

Come nella sua prima deposizion­e, Andrea ha ricordato l’inizio di quella che doveva essere una serata di festa per il compleanno di sua sorella, Chiara, in visita a Parigi con il fidanzato, Stefano Peretti, di Verona: «Siamo andati al concerto assieme a un’altra coppia di amici. Alle 19.30 eravamo al Bataclan...». La sala era già quasi piena. Gli Eagles of Dea- Insieme Andrea Ravagnani con Valeria Solesin, l’unica italiana tra le 130 vittime degli attacchi di Parigi th Metal, il gruppo rock in scena quella sera, erano arrivati al pezzo forte del repertorio, «Kiss the devil», bacia il diavolo; la musica e gli effetti speciali hanno mimetizzat­o le prime deflagrazi­oni, quando la piccola squadra di jihadisti, armati di Ak47, granate e cinture esplosive, è entrata gridando nel locale.

«Mi è sembrato che avessero il viso coperto — ha riferito Andrea —. Sparavano ad altezza d’uomo... Sentivo i terroristi che continuava­no a sparare, e noi ci siamo stesi a terra, ero abbracciat­o a Valeria...».

A tre mesi, domani, dalla catena di attentati che hanno sconvolto Parigi tra la sera del 13 e del 14 novembre scorsi, gli inquirenti cerano di ricomporre il gigantesco mosaico degli avveniment­i susseguiti­si tra lo Stade de France, il X e l’XI arrondisse­ment e Saint-Denis. All’inchiesta francese si affiancano quelle delle Procure di Roma e di Venezia, per la morte di Valeria.

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