Corriere della Sera

Il vino che non invecchia mai

- Di Luciano Ferraro

uella del 1991 non c’era, colpa di un nubifragio. Mancavano anche quelle del 1993 e del 1994, disperse nel mondo. Le altre sono state portate fuori dal caveau. Tutte assieme, per la prima volta: 22 bottiglie di Ben Ryé, il vino dolce naturale più vicino all’Africa. Un viaggio nel tempo con gli occhi e il palato, sotto forma di degustazio­ne. E una scoperta: questo vino resiste al tempo, invecchia senza invecchiar­e in maniera inaspettat­a anche per chi lo produce, la famiglia di Giacomo Rallo, il fondatore di Donnafugat­a, a Marsala e Pantelleri­a. È un vino che rende attuale il verdetto di Johann Wolfgang Goethe: «L’Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell’anima: qui comincia tutto».

Rallo usa questa frase come monito per chi visita la sua cantina: l’ha fatta riprodurre in grandi caratteri e in tre lingue all’ingresso del suo baglio a pochi passi dal cuore di Marsala. Laureato in legge, sicilianis­simo nell’eloquio colto e ironico, collezioni­sta di cannate (brocche settecente­sche), è l’unico tra sette cugini ad aver deciso di continuare ad occuparsi di vino come iniziò a fare la sua famiglia nel 1851. «Alla fine degli anni 80 — racconta — due mie cugine mi hanno aiutato a passare dalle vecchie cantine Rallo che si occupavano del Marsala all’avventura di Donnafugat­a». Assieme alla cantina storica e ai 270 ettari di vigneti a Contessa Entellina, ci sono i 68 ettari di vigne, anche secolari, di Zibibbo, a Pantelleri­a. Piccole, ad alberello (dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), su terrazze con 20 chilometri di muretti in pietra lavica, in 14 contrade, con al centro, a Khamma, una cantina-dammuso.

Per ottenere uva dagli albe- relli si lavora, senza ripari dal vento incessante sui terreni in forte pendenza, fino a tre volte più che a Marsala: i grappoli vengono appassiti sui graticci, scelti uno ad uno, il vino si affina in contenitor­i d’acciaio e poi riposa tre anni in bottiglia. Tra i passiti ci sono quelli che smarriscon­o l’identità dopo qualche anno: il colore si fa cupo, spariscono i profumi floreali, il gusto è «marsalato». Il Ben Ryé, al contrario, è una sfida di lunga durata all’eterna giovinezza. Quando Monica Larner di Wine Il giudizio di Monica Larner di Wine Advocate: ha una potenza psichedeli­ca

Advocate, Basta surgelati o cibi pronti. Chi non ha tempo di prepararsi nemmeno un piatto di pasta, ora ha a disposizio­ne un nuovo sistema, pronto a sfatare il tabù dell’amatrician­a al microonde. E ideato peraltro da uno dei marchi italiani di pasta e sughi più famosi al mondo. Si chiama CucinaBari­lla ed è un forno ideato dall’azienda di Parma e realizzato insieme a Whirlpool in grado di riconoscer­e automatica­mente gli ingredient­i e di preparare da solo una qualunque ricetta. Come? Il sistema funziona con appositi kit che contengono gli alimenti già dosati e confeziona­ti in bustine per realizzare pasta, risotti, pane, pizza, focacce o anche torte. Grazie alle particolar­i etichette Rfid da avvicinare al forno, dotato di apposito lettore, CucinaBari­lla riconosce la ricetta e si mette al lavoro in autonomia come una vera cooking machine. Il risultato? Piatti freschi (anche pasta) cucinati senza alcuna fatica.

Tra i vini più pregiati prodotti dalla famiglia Rallo c’è il Ben Ryé, passito, il vino dolce naturale che nasce più vicino all’Africa. La sua particolar­ità, oltre al gusto di pesca, miele, mandorle tostate e arancia candita: si conserva a lungo per moltissimi anni

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