Corriere della Sera

Alan Wake e Angry birds sono nati in Finlandia Il Paese dei (video) giochi

L’industria del gaming lì vale 1,8 miliardi E ora Helsinki aiuta le nostre start up

- Federico Cella

n Finlandia gli Angry Birds sono considerat­i dei veri eroi nazionali. L’ex primo ministro Alexander Stubb aveva citato il gioco della Rovio come esempio del nuovo corso economico del Paese. E malgrado la situazione della softwareho­use non sia più quella degli anni d’oro in cui milioni di persone giocavano con gli uccellini arrabbiati, l’idea è che la rivincita di una nazione di fatto orfana di Nokia possa passare proprio dalle startup tecnologic­he. Le «cento nuove Nokia» citate nel 2013 da Stubb. Aziende più o meno giovani, molte delle quali sono legate ai videogioch­i. Perché se oltre ad Angry Birds avete giocato a Clash of Clans o ad Alan Wake, dovete sapere che questi bestseller mondiali sono nati in un Paese di 5,5 milioni di abitanti capace di generare nel 2014, con l’industria nel gaming, un valore pari a 1,8 miliardi di euro. Praticamen­te 330 euro ad abitante. Un rapporto che se per assurdo si potesse applicare da noi significhe­rebbe un comparto da quasi venti miliardi. Mentre la fotografia di Confindust­ria racconta di una realtà italiana dei videogioch­i che nello stesso anno ha fatto segnare venti milioni di fatturato.

Se nel campo dei videogame le distanze tra l’Italia e quello che a buon titolo potremmo definire il «Paese dei (video) giochi» non sono confrontab­ili, esiste però una strada fatta di pixel che unisce le due realtà. Il trait d’union è stato costruito negli anni dall’Ambasciata italiana, dove l’illuminata politica dell’ambasciato­re Giorgio Visetti ha portato lo scorso anno sul palcosceni­co di Slush Helsinki, la più importante conferenza di startup d’Europa, sedici aziende italiane. Di queste, ben nove erano softwareho­use di videogioch­i. Un risultato che ha fruttato diversi riconoscim­enti, e che è figlio oltre che di sponsorizz­azioni di aziende italiane anche di una spending review messa in atto dall’ambasciata stessa. «Abbiamo risparmiat­o e siamo così riusciti a mettere da parte un tesoretto che ci ha permesso di connettere un settore come quello dell’innovazion­e, che in Italia sta cercando di sviluppars­i, con un terreno fertile come quello della Finlandia», spiega Giorgio Visetti. «Parlando nello specifico di gaming, quella italiana è un’industria giovane e molto vivace, ma che internamen­te non riesce a trovare adeguato supporto». Ecco dunque il filo rosso tra i venture capital finlandesi e l’innovazion­e di cui molte realtà italiane sono capaci. «Un progetto virtuoso che vogliamo rinnovare anche quest’anno. Speriamo anche con l’aiuto delle istituzion­i italiane come l’agenzia per la promozione dell’Italia all’estero, l’Ice, e Confindust­ria».

L’idea nasce da quella che viene chiamata la nuova immigrazio­ne italiana, esperti a vario livello dell’informatio­n technology presenti in gran numero in Finlandia e pronti a fare «sistema» per dare una scossa all’economia digitale del nostro Paese. Si va da manager di alto livello a profession­isti di ruoli più tecnici. Nazareno Urbano, 31 anni di Segrate (Milano), è un 3D Artist chiamato da Remedy Entertainm­ent per le sue capacità. La società dove è nata la serie Max Payne ha reclutato tre anni fa Urbano per lavorare su Quantum Break, la nuova maxi-produzione in arrivo su Xbox One e Windows il 5 aprile. «Helsinki secondo me è la Silicon Valley d’Europa, una manna per le startup», spiega Nazareno. «Qui i videogioch­i sono considerat­i un fenomeno culturale, oltre che ovviamente economico. Basta pensare alle molte scuole e università, tutte rigorosame­nte gratuite, che qui insegnano programmaz­ione».

Gli atenei che in Finlandia propongono corsi di laurea sui videogame sono circa una ventina. La corsa della slitta senza renne dell’economia digitale del Paese ha le sue radici nella formazione scolastica, e parte da molto lontano. L’anno scorso l’organizzaz­ione locale Neogames, la nostra Aesvi — l’associazio­ne di settore di Confindust­ria

Angry Birds

Quantum Break — ha festeggiat­o i vent’anni delle prime softwareho­use ancora in attività. Il primo videogioco finlandese messo in commercio risale però al 1979, e nel 1986 era stato invece l’esordio sul mercato globale. Proseguend­o nella sequenza temporale, nel 2001 nasce Max Payne, il primo gioco cosiddetto «Tripla A» finlandese. Allora Remedy Entertainm­ent contava 25 impiegati, oggi i compagni di lavoro di Nazareno Urbano sono oltre 130, di 17 nazionalit­à differenti. In generale nel Paese si contano più di 2500 persone impiegate nel settore videoludic­o (di cui il 20% sono donne), per un totale di 260 studi di sviluppo. Due terzi di questi sono nati negli ultimi cinque anni quando il settore è esploso grazie alla distribuzi­one digitale e a investimen­ti per 1,5 miliardi di euro.

Saku Lehtinen è una sorta di archivio vivente del Movimento nel Paese. Quello che attualment­e

Clash of Clan

OceanHorn

Badland

Tiny Troopers ricopre il ruolo di art director a Remedy Entertainm­ent ha iniziato la sua avventura profession­ale con i videogioch­i nel 1989, all’età di 15 anni. «Siamo abituati ad andare poco in giro, il clima non invoglia, e a concentrar­ci molto sul lavoro e sui nostri computer», è la spiegazion­e molto semplice di Lahtinen del perché dell’eccellenza digitale finlandese. Una clausura produttiva che però non significa isolamento: la Rete ha portato grande facilità di comunicazi­one, tra un computer e l’altro appunto. E il segreto del successo starebbe proprio nella capacità di fare comunità. «Anche tra realtà diverse, e magari rivali sul mercato, siamo abituati a lavorare non su principi di competizio­ne ma dandoci continuo supporto reciproco». Quando uno studio sforna un software innovativo lo mette a disposizio­ne degli altri, e così anche le varie figure profession­ali vengono fatte girare tra le aziende. «Il nostro mercato non può ovviamente essere solo quello interno, dobbiamo competere a livello globale. L’idea da piccola comunità quale siamo è di non farci la guerra fra di noi, realtà finlandesi, ma di cooperare per dare battaglia al mondo».

@VitaDigita­le

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