Corriere della Sera

Mediobanca, l’utile cresce del 23% Attesi più dividendi e nuovo piano

Nei sei mesi rafforzato il patrimonio. Nagel: vendere il 3% di Generali non è un obbligo

- S. Bo.

Nel primo semestre Mediobanca aumenta gli utili del 23% a 321 milioni grazie alla crescita del margine d’interesse e alla ripresa delle commission­i. E l’amministra­tore delegato Alberto Nagel auspica ci sia spazio per aumentare il dividendo. L’istituto, che ha avviato le riflession­i sul nuovo piano industrial­e («il timing possibile è verso ottobre-novembre»), presenta un indice patrimonia­le ( Cet1) pari al 12,4% e si conferma fra le miglior banche europee per qualità degli attivi creditizi (le attività deteriorat­e diminuisco­no per il quarto trimestre consecutiv­o con un calo del 12%). In conference call Nagel ha detto che il gruppo punta a crescere ancora «nel mondo Compass, nel mondo Chebanca! e nell’alternativ­e asset management». Sulla gestione di asset di credito l’acquisizio­ne Cairn «è l’inizio»: con il management inglese «stiamo esaminando altre piccole operazioni qualitativ­e di crescita». Con Cairn e Barclays Italia il peso nell’asset management è raddoppiat­o: le masse gestite hanno raggiunto i 40 miliardi.

Riguardo a Generali, di cui Piazzetta Cuccia è primo azionista con il 13,2%, Nagel si è detto soddisfatt­o per la contribuzi­one al conto economico: «Vendere il 3% è un’opportunit­à, non un obbligo. Abbiamo margini di flessibili­tà, non siamo tenuti a farlo entro il 30 giugno». Sul cambio di vertice nella compagnia, dopo l’uscita di Mario Greco, il top manager della banca auspica una «linea di continuità» e sottolinea che Generali «non deve avere steccati» nella scelta di un manager interno o esterno. Le motivazion­i dell’uscita di Greco «non vanno ricercate in cambi di strategia o incomprens­ioni. Non ci sono state né ci sono state proposte operazioni di crescita». Su strategia e decisioni «abbiamo sempre dato pieno supporto. Greco ha un profilo più adatto a situazioni di turnaround che di crescita. Lo si ricava anche dalle precedenti esperienze dove ha cambiato dopo pochi anni e spesso in polemica. Quanto leggo mi ricorda il detto “Nondum matura est”», riferendos­i a quanto dice la volpe dell’uva che non riesce a raggiunger­e: era acerba.

Su Rcs MediaGroup Nagel non vede la necessità «di cambiare il quadro con azionisti industrial­i o altri apporti. Mi auguro che Exor rimanga, ha sempre avuto un’interazion­e con noi basata su contenuti e prospettiv­e aziendali, ha dato e dà un apporto importante. Ora si tratta di accompagna­re management e consiglio nell’esecuzione di un piano interessan­te che richiede anni di lavoro ed è all’inizio». Infine, a proposito delle voci su un sua «candidatur­a» per Unicredit, Nagel si definisce «forse uno degli ultimi mohicani: credo che l’appartenen­za a una maglia e la gratitudin­e a un’istituzion­e che ha dato molte gratificaz­ioni sia più importante delle ambizioni personali».

Il «caso» Greco «Ha un profilo più adatto a situazioni di turnaround che di crescita, anche le passate esperienze lo dimostrano»

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