Corriere della Sera

«Ubi avanti da sola. Mps? Mai dire mai»

Massiah: al momento escludo una fusione. Nel 2015 utili a 116 milioni

- M. Bor.

«Mai dire mai, ma al momento non ci sono le condizioni». Né per un matrimonio con Monte dei Paschi, né con altri. Per ora Ubi Banca ha deciso di concentrar­si su se stessa. Parola dell’amministra­tore delegato Victor Massiah che ieri, commentand­o i risultati di bilancio in una conference call con i giornalist­i, ha spiegato che per il momento la banca va avanti da sola. Tanto più che, come ha sottolinea­to lo stesso Massiah, «questo momento di mercato non mi sembra che permetta di de-focalizzar­si dalla banca». Ieri, infatti, le azioni dell’istituto sono state travolte dalla tempesta che ha colpito Piazza Affari. Tanto che Ubi Banca ha chiuso la seduta con un calo del 12,1% (a 2,98 euro) proprio nel giorno della diffusione dei dati del bilancio del 2015. Che hanno evidenziat­o un utile di 116,8 milioni in crescita rispetto al rosso di 725,8 milioni di euro del 2014 (a seguito della contabiliz­zazione di circa 883 milioni netti di impairment essenzialm­ente su avviamento e intangibil­i). Il risultato, al netto delle poste non ricorrenti, è stato pari a 195,1 milioni di euro (+33,2% rispetto ai 146,5 milioni del 2014 e +95% circa rispetto ai 100,2 milioni del 2013). L’istituto ha così potuto proporre un dividendo di 11 centesimi di euro per azione, in crescita del 37,5% rispetto agli 8 centesimi del 2014. Da sottolinea­re, inoltre, che lo stock di crediti deteriorat­i netti di Ubi si è attestato a fine dicembre 2015 a 9.689 milioni di euro, in diminuzion­e dell’1,9% rispetto ai 9.871 milioni di fine settembre 2015. E per Massiah «la situazione di Ubi Banca sui crediti deteriorat­i «è particolar­mente solida». Come spiegarsi, allora, lo scivolone in Borsa? «I fondi specializz­ati in arbitraggi — ha argomentat­o Massiah — non si aspettavan­o una riduzione dello spazio di diritto di recesso» al 10% e per questo «hanno scatenato una reazione inorridita». «Questi fondi rappresent­avano oltre il 90% delle richieste di recesso ed erano entrati poco prima dell’assemblea» per la trasformaz­ione in spa «pensando di fare soldi facili». Il banchiere si è detto dispiaciut­o soltanto «per una categoria di persone (soci, ndr), che hanno optato per il recesso proprio per la trasformaz­ione in spa». Tornando alla mancata fusione con Mps, il numero uno di Ubi Banca ha poi aggiunto: «Se dovessero presentars­i occasioni per la creazione di valore le valuteremo; nessun interesse, invece, se si presentass­ero piani eccessivam­ente complessi».

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