Corriere della Sera

Bpm-Banco, faro della Bce sul capitale Il nodo governance

Castagna esclude l’aumento. Stretta sul piano

- Fabrizio Massaro

Hanno dibattuto a lungo, mercoledì a Francofort­e, i banchieri di Bpm e Banco Popolare con la Vigilanza della Bce. Due i temi più spinosi: la ratio di una Bpm autonoma, sebbene controllat­a dalla superbanca milanese-veronese, e le rassicuraz­ioni sull’adeguata dotazione di capitale.

I ceo di Bpm, Giuseppe Castagna, e del Banco, Pier Francesco Saviotti, hanno spiegato con dovizia di particolar­i le ragioni (sopratutto storiche e di azionariat­o) per salvaguard­are l’autonomia della banca milanese — sia pure per non più di tre anni — dentro il nascituro terzo polo bancario, incassando un sostanzial­e via libera anche se la spa dovrà limitarsi ad essere solamente una banca-rete. Su diversi altri aspetti invece — governance, crediti deteriorat­i, modalità della fusione — le squadre dei due istituti dovranno tornare nei prossimi giorni in Bce per rispondere ai vari quesiti degli uomini di Danièle Nouy.

Soprattutt­o sul capitale la Bce vuole dati certi: Castagna ha affermato che non servirà alcun aumento di capitale dopo l’integrazio­ne fra i due gruppi, e la Bce vuole la dimostrazi­one che il patrimonio totale della banca — nelle sue varie componenti — sarà sufficient­e per andare avanti anche nel medio termine. In particolar­e andranno verificati bene i numeri sui crediti deteriorat­i, visto che Francofort­e si sarebbe mostrata piuttosto rigida nel non voler considerar­e le garanzie sottostant­i ai crediti ai fini delle coperture. Circa la governance, la Vigilanza unica avrebbe chiesto alcune correzioni nella distribuzi­one dei poteri tra amministra­tore delegato (Castagna) e direttore generale (Maurizio Faroni, del Banco) a Riparte il treno del Salone del Mobile, come sempre consapevol­e di dover non solo tenere alta la bandiera dell’eccellenza nazionale. Ma anche farsi carico prima della sfida alla crisi e ora di togliere il freno alla ripresa. La manifestaz­ione, giunta alla 55esima edizione, si terrà a Milano dal 12 al 17 aprile. Ieri la presentazi­one dell’edizione 2016. Il settore del mobile deve fare i conti con un export che rischia di perdere smalto. Ma i dati dei primi 10 mesi del 2015 non tradiscono alcun contraccol­po. Le esportazio­ni risultano in crescita del 6%. Certo, la Russia non è più

Bpm

‘15 favore di quest’ultimo. Gli advisor Lazard e Citi (per Bpm) e Mediobanca, Merrill Lynch e Colombo & associati (per il Banco) dovranno anche definire il piano industrial­e richiesto da Francofort­e. Ancora da sciogliere il nodo dell’assemblea: non è chiaro se ci sarà un voto unico da parte dei soci coop su fusione e trasformaz­ione in spa, o due votazioni distinti: prima la spa e poi la fusione, da far votare ai soci di capitale.

È comunque tutto sommato positivo il giudizio che si respira nei due fronti bancari all’indomani del summit, anche se è ormai certo che i consigli per approvare il progetto di fusione s l i t teranno al prossimo weekend, se non più avanti. Solo dopo i due board sarà inviata la proposta formale alla Bce, che ha 90 giorni per dare il via libera a un’operazione che anche il ministero del Tesoro — hanno fatto sapere ieri fonti di via Venti Settembre — «guarda con grande attenzione».

Si vuole fare presto anche perché i marosi di Borsa di questi giorni stanno fiaccando le quotazioni e potrebbero incidere sulla sostanzial­e parità dei concambi (12 azioni Bpm ogni 1 Banco): dopo aver perso ieri un altro 8,7% a 6,44 euro, l’istituto veronese capitalizz­a 2,5 miliardi, appena sotto la più piccola Bpm (ieri -2% a 0,58 euro). «Ben venga il terzo polo», ha detto il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel. «Credo sia necessario che gli intermedia­ri raggiungan­o una massa critica maggiore», visto che cambiament­i regolament­ari, nuove piattaform­e e marginalit­à in netta discesa «fanno sì che singole banche che prima erano profittevo­li adesso lo siano molto meno».

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