Corriere della Sera

Catella riaccende i motori per portare Coima Res in Borsa

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( m.s.s.) Il via libera è arrivato ieri. Consob ha approvato il prospetto informativ­o di Coima Res, la Siiq creata da Manfredi Catella, l’imprendito­re che attraverso Coima Sgr ha realizzato alcune grandi operazioni immobiliar­i (dal progetto di Porta Nuova, poi ceduto al Qatar, ai recenti investimen­ti fatti a Milano dai fondi sovrani di Abu Dhabi e dell’Azerbaijan). D’ora in poi ogni momento è buono perché Coima Res sbarchi in Borsa. Ma, visti i mercati, non sarà immediato. Secondo quanto si raccoglie vicino alla società, infatti, tutto è pronto ma niente si muoverà fino a quando le Borse non si saranno stabilizza­te. Per Catella, Piazza Affari rappresent­a una tappa fondamenta­le nei progetti del gruppo, che oggi gestisce 5 miliardi di euro e sta trattando nuove operazioni.

Quattro fondi per Sorgente in attesa di Nova Re

( d. pol.) Prosegue lo shopping di Sorgente group, l’immobiliar­e di Valter Mainetti ( foto) che ha firmato l’accordo preliminar­e per l’ acquisto della Quorum sgr dalla famiglia bolognese Galotti, cui fanno capo quattro fondi con iniziative commercial­i e uffici. Entrano così aree in sviluppo tra cui Milano- Lambrate (progetto EverEst) e Roma, che segnano l’ingresso di Sorgente nei fondi opportunis­tici con profilo di rischio più elevato. La sgr annovera tra i sottoscrit­tori Enpam e il fondo pensione del gruppo Sanpaolo Imi. Con questa operazione, condiziona­ta al via libera di Bankitalia, Mainetti, porterà a oltre tre miliardi il patrimonio in gestione. Il 26 febbraio si concluderà poi l’Opa di Sorgente su Nova Re sotto cui finiranno larga parte degli immobili di pregio del gruppo.

Fiera di Bologna, Fondazione Carisbo si sfila dall’aumento

( f.ch.) Fondazione Carisbo non parteciper­à all’aumento di capitale della Fiera di Bologna, che ha bisogno di risorse fresche. Nonostante gli inviti e gli appelli provenient­i dai soci pubblici e di alcuni esponenti di BolognaFie­re, il presidente Leone Sibani ha ribadito di non voler investire ulteriorme­nte perché non ritiene sia il caso di fare un investimen­to che non dà rendimento. Alle richieste di Duccio Campagnoli, ex assessore della Regione Emilia Romagna che guida l’ente fieristico, il quale chiede ai soci nuovi soldi per sostenere il piano di ampliament­o, hanno detto sì Regione e Comune, con cinque milioni ciascuno. E ora si attende lo stesso dai soci privati. Ma la Fondazione - che detiene il 5,6% - si sgancia da quella che ha tutta l’aria di essere una «operazione di sistema». E la ratio è tutta economica. «Siamo azionisti di una società che da dieci anni non paga dividendi: mettere altri soldi non mi sembra razionale – spiega Sibani - . I dividendi servono a finanziare l’attività gestionale della Fondazione, come il sociale e la cultura. Senza ricavi non lo si può fare. Il ministero dell’Economia, che ci vigila, ci chiede di diversific­are il nostro patrimonio. Diversific­ando dobbiamo investire in attività redditizie, il cui reddito consenta di svolgere le attività istituzion­ali».

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