Corriere della Sera

Da Carrà e Campigli a Balthus Affascinat­i dal suo arcaismo

La mostra: donne un po’ tozze dialogano con la metafisica

- di Melisa Garzonio

Le sue figure femminili sono un po’ tozze, un po’ troppo colorite, hanno mani e piedi pesanti, spalle robuste. Sfilano superbe su fondi color del cielo e dei prati, più simili a contadine che a dolci e ieratiche madonne. Sono bellezze altere, che mettono soggezione. Basta guardare quel quadro incantevol­e che è la Madonna della Misericord­ia, il capolavoro che, insieme a Santa Apollonia, San Gerolamo e la Madonna Alana, vedremo nella mostra «Piero della Francesca. Indagine su un mito» che apre domani ai Musei di San Domenico di Forlì.

È un percorso che procede per confronti, tra tele antiche e madonne moderne, come le novecentes­che L’amante dell’ingegnere di Carlo Carrà e la Silvana Cenni di Felice Casorati; «Un palese omaggio a due tra le più note opere di Piero: il Ritratto di Battista Sforza e la citata Madonna della Misericord­ia», fa notare Fernando Mazzocca, curatore della mostra con Daniele Benati, Guy Cogeval, Frank Dabell e Paola Refill. Va anche detto che la pittura rarefatta del maestro di Sansepolcr­o, «Il monarca della pittura» come lo definì Luca Pacioli, da più di cinque secoli è tenuta come modello da pittori che ne apprezzano soprattutt­o il rigore formale (Piero fu anche un esimio matematico). «Santa Apollonia, un capolavoro in tecnica mista su tavola a fondo oro del disperso Polittico di Sant’Agostino realizzato per la chiesa di Sansepolcr­o, oggi Santa Chiara, è infatti una composizio­ne di innegabile solidità geometrica», sottolinea Mazzocca. La biografia di Piero è ridotta all’osso, si sa che l’artista nacque intorno al 1415 in Sansepolcr­o (un borgo sul crinale che separa Umbria

Uno dei curatori Fernando Mazzocca: «Un quadro del XX secolo come Silvana Cenni di Casorati è un palese omaggio alla Madonna della Misericord­ia»

e Toscana), e qui tornò a morire quasi ottantenne nel 1492, che era figlio di Benedetto de’ Franceschi e aveva due fratelli, che diventaron­o i suoi collaborat­ori, quando nel 1430 andò a bottega dal maestro Antonio d’Anghiari. Ebbe una vita lunga e viaggiò poco, non prese moglie e lasciò la sua eredità a fratelli e nipoti. A Forlì si punta a far luce sulle vicende che accompagna­rono la formazione di Piero negli anni Trenta e Quaranta del Quattrocen­to, si va dunque sulle tracce di Domenico Veneziano e del Beato Angelico che lo aveva estasiato con i colori divini della sua Imposizion­e del nome al Battista del 1428-1430. E si guarda ai maestri del centro Italia e Venezia, sommi artisti di luce e colore come Giovanni Bellini e Antonello da Messina, che invece furono conquistat­i dalla sua carnale plasticità. Ma la fortuna durò poco, per due secoli Piero cadde in disgrazia, e solo nell’Ottocento si parlerà di un primo, lento recupero, fino alla vera riscoperta, ai primi del Novecento, in terra d’Albione, grazie al Gruppo di Bloomsbury. Negli anni 40, dopo la ripubblica­zione della monografia «Piero della Francesca» di Roberto Longhi del ‘27, nascerà un culto, una moda, e il pittore di Sansepolcr­o sarà consegnato al mito. Cosa piace di Piero ai moderni?

I contorni geometrici seducono i postimpres­sionisti Cézanne e Seurat e si arriverà a Picasso. Ma c’è anche una punta di arcaismo, legata alle primitive ruvidezze del Masaccio, che conquista i simbolisti francesi e i novecentis­ti italiani in massa. Oltre ai citati Carrà e Casorati, ci sono Morandi, Guidi, Gaudenzi, l’americano Hopper con due vedute urbane degli anni Venti, e il francese Balthus. Quest’ultimo, al secolo Balthazar Klossowski, s’appassionò non ancora ventenne dopo aver visto gli affreschi della Leggenda della vera Croce in San Francesco ad Arezzo. La stessa fissità e il distacco dell’antico ispirano le atmosfere dei suoi ultimi dipinti, uno, Sogno di mezza estate pare quasi un d’après del Sogno di Costantino del maestro di Sansepolcr­o. Tra i fan devoti c’è anche Massimo Campigli, come non riconoscer­e nella posa distaccata e nella suggestion­e quasi metafisica delle sue Cucitrici del 1925 la dimensione arcaica di tante composizio­ni di Piero?

 ??  ?? A distanza Uno scatto dalla mostra; sullo sfondo «La spiaggia» (1937) di Massimo Campigli ( foto: Pasquale Bove)
A distanza Uno scatto dalla mostra; sullo sfondo «La spiaggia» (1937) di Massimo Campigli ( foto: Pasquale Bove)

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