Corriere della Sera

PERCHÉ È COSÌ ARDUO COSTRUIRE LO STATO ARABO

- Barbara Poletti barbarapol­etti@tin.it

Lei ha scritto che «il problema è comprender­e perché un islamismo bigotto sia riuscito a interrompe­re il processo di secolarizz­azione delle società medio orientali». Trovo la cosa molto interessan­te e utile e credo che molti lettori apprezzere­bbero una sua analisi. Al di là delle colpe occidental­i che hanno contribuit­o a peggiorare la situazione e di cui si parla spesso (analisi e denunce in tal senso non mancano) mi sembra sia importante anche cercare di capire che cosa finora non ha funzionato all’interno delle stesse società medio orientali.

Cara Signora,

Quando divennero indipenden­ti, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i nuovi Stati medio-orientali, con l’eccezione dell’Egitto e del Marocco, uscivano da un lunga fase storica in cui avevano goduto, tutt’al più, di una limitata autonomia nell’ambito dell’Impero ottomano o di un impero coloniale europeo. Le popolazion­i appartenev­ano quasi sempre a diversi gruppi etnici e religiosi; la loro istituzion­e più antica e collaudata era spesso la tribù.

Per creare lo Stato e trasformar­e gli abitanti in cittadini, occorrevan­o nuove istituzion­i rappresent­ative e soprattutt­o una ideologia nazionale, vale a dire un obiettivo ideale da perseguire collegialm­ente. Occorreva spiegare alle masse nazionali, in altre parole, perché l’indipenden­za avrebbe migliorato la loro esistenza sotto il profilo

EMENDAMENT­I

materiale e morale, perché l’unione delle loro nazioni avrebbe restituito al mondo arabo la sua antica gloria. Questa ideologia fu una combinazio­ne di nazionalis­mo e panarabism­o. Ma i due ingredient­i erano difficilme­nte conciliabi­li. Quando l’Egitto di Nasser promosse una sorta di matrimonio con la Siria, l’unione suscitò la diffidenza dei siriani ed ebbe una vita breve. Lo stesso accadde per le molteplici unioni tentate da Gheddafi dopo la conquista del potere in Libia. Una maggiore fortuna ebbero ,ciascuno nell’ambito nazionale, i regimi della Siria e dell’Iraq. L’ideologia, in questo caso, era quella del «Baath», un partito politico che combinava nazionalis­mo e socialismo, senza nascondere le proprie simpatie per le esperienze del fascismo europeo fra le due guerre mondiali.

Per dare un contributo decisivo alla nascita di una coscienza nazionale, il nazionalis­mo esige tuttavia un certo numero di successi militari e un programma sociale da cui le popolazion­i traggano concreti vantaggi. Ma le esperienze militari degli Stati arabi contro Israele e le potenze occidental­i furono generalmen­te fallimenta­ri, mentre le risorse dei singoli Paesi andarono ad arricchire soprattutt­o le classi dirigenti. Nel sentimento di delusione e sfiducia per le autorità civili che andava progressiv­amente crescendo nelle società, la fede religiosa e i suoi custodi sembrarono a molti il porto della salvezza. È in questo contesto che l’apostolato sociale della Fratellanz­a musulmana e il jihadismo hanno trovato un terreno fertile per le loro strategie.

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