Corriere della Sera

Banche, sfida nel governo

Dati sulla crescita al di sotto delle previsioni. Renzi: l’Ue si muova

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

Le banche di credito cooperativ­o più grandi potranno chiamarsi fuori dalla riforma. La mossa divide il governo. Diversi ministri, da Alfano a Galletti di Area Popolare fino a Delrio, hanno espresso dubbi sul decreto modificato all’ultimo per volontà del premier. Delude la crescita 2015: il Pil, secondo la stima Istat, si ferma allo 0,7%.

Nel 2015 in Italia, dopo la lunga recessione, è tornata una crescita moderata, che è rallentata nell’ultimo trimestre deludendo le aspettativ­e del governo di 0,9% o poi di 0,8%. L’Istat l’ha indicata a 0,7%, lontano dall’1,5% segnalato dall’organismo europeo di statistica Eurostat come riferiment­o medio dei 19 Paesi della zona euro, dove si registra un ritmo positivo più intenso nell’economia tedesca rispetto a quella di Paesi come Grecia e Portogallo sottoposti a piani di salvataggi­o.

Il rallentame­nto in Italia è arrivato nel quarto trimestre con lo 0,1% (dopo tre trimestri a 0,2%). Nello stesso periodo la Germania ha raggiunto lo 0,3%. La Francia ha conseguito uno 0,2% e la Spagna è cresciuta dello 0,8%. Per l’Istat la frenata in Italia nell’ultima parte dell’anno scaturisce da un arretramen­to della produzione industrial­e non compensato dai migliorame­nti nei servizi e nell’agricoltur­a.

Dalle opposizion­i e dai sindacati sono state lanciate critiche alle politiche economiche del governo. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a Bruxelles per il Consiglio Ecofin, le ha respinte. «Avrei preferito un decimale in più piuttosto che uno in meno — ha affermato —. Ma, come si sa, i decimali contano poco. L’importante è la direzione di marcia, che è di crescita, dopo tre anni di profonda recessione, e confermata e rafforzata nel 2016». Padoan ha invitato ad aspettare i dati di crescita definitivi in marzo perché «per ragioni statistich­e sono risultati essere migliori delle previsioni fatte all’inizio dell’anno». Ha manifestat­o ottimismo per la crescita 2016, fissata dal suo governo all’1,6% (mentre la Commission­e europea l’ha già prudenteme­nte ridotta a 1,4%) e sul conseguent­e impatto sugli obiettivi di deficit e debito concordati con Bruxelles. «La riconsider­azione del quadro macroecono­mico e della finanza pubblica sarà fatta in modo sistematic­o con il Def di aprile —, ha affermato Padoan, che in primavera attende il parere sulla flessibili­tà applicabil­e alla legge di Stabilità —. Se c’è uno scostament­o o una divergenza di opinioni, troveremo un aggiustame­nto».

Il premier Matteo Renzi, ricevendo il presidente dell’Europarlam­ento, il socialista tedesco Martin Schulz, ha ribadito il rispetto delle regole Ue di bilancio purché consentano «la crescita» e che non intende ottenere più flessibili­tà di quella prevista. All’Europa chiede di «occuparsi un po’ meno di cambiare le regole sulle banche e un po’ di più di chi perde il posto di lavoro» invertendo l’attuale «direzione di politica economica».

Nell’Ecofin sono state discusse le instabilit­à sui mercati finanziari e le difficoltà dei sistemi bancari. Padoan ha evidenziat­o le Borse europee in salita per il secondo giorno consecutiv­o (Milano + 4,7% ieri) e ha attribuito le recenti «turbolenze» sui mercati alla bassa crescita a livello globale. Ha respinto l’ipotesi (attribuita a Germania e Olanda) di limitare i titoli di Stato posseduti dagli istituti di credito, che potrebbe mettere a rischio il sistema bancario nazionale. «Il governo italiano è fortemente contrario a una introduzio­ne meccanica di vincoli alla detenzione di titoli», ha tagliato corto il ministro dell’Economia garantendo la solidità delle banche nazionali. Anche il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble ha respinto i dubbi circolati dopo le maxiperdit­e della Deutsche Bank definendol­a «forte e ben posizionat­a».

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