L’abbraccio a Giulio dai ragazzi con la valigia
Udine, l’omelia anche in inglese. Il pm sente prof e studenti arrivati da tutto il mondo. Renzi: «Ora la verità»
C’erano professori inglesi, ricercatori italiani, studenti e amici austriaci, israeliani, egiziani, italiani; e poi c’era la barista Laura, il pittore Ivan, l’agricoltore Daniele e il metalmeccanico disoccupato Enzo, 58 anni e gli occhi lucidi. Ieri a Fiumicello, accanto al feretro di Giulio Regeni si sono raccolti accademici e operai, vecchi e giovani. Dialetto friulano e perfect english. Pochi, pochissimi politici. Nessun corazziere che il Quirinale avrebbe voluto mandare, nessuna corona istituzionale, nessun partito. Anche se dal premier Matteo Renzi è rimbalzata una dichiarazione che è stata accolta con soddisfazione: «Agli egiziani abbiamo detto che l’amicizia è un bene solo nella verità».
Tremila persone venute dalle università più prestigiose del mondo, come il professor Peter Nolan, direttore del Centre of development studies di Cambridge, per dire Giulio had a great passion... high intelligence; e sono venuti dalle scuole, dalle fabbriche e dai campi della Bassa Friulana, in quest’angolo sperduto di Nord Est che con lui, nel giorno dell’addio, è diventato di colpo globale. « Grazie Giulio per avermi insegnato tante cose. Nel mio cuore resterà l’energia del tuo pensiero. Il tuo pensiero per amare, comprendere, costruire tolleranza», è stato il messaggio di mamma Paola che ha voluto a Fiumicello, a
La mamma «Grazie, mi hai insegnato tante cose Nel mio cuore resta tutta la tua energia»
concelebrare il funerale, un frate francescano del Cairo, Mahmdou. «Della signora Paola mi ha colpito in Egitto la mano posata sul corpo di suo figlio: non voleva staccarsi... Cristo è arrivato alla morte perché qualcuno voleva libero Barabba. Giulio è il capro espiatorio che libera un Barabba che non conosciamo». Don Luigi, che ha indossato una stola del Centroamerica «dove ci sono i desaparecidos, per cogliere la realtà che lui voleva vivere» ha parlato di «esempio di curiosità intellettuale, di umanità, di amore per la vita e per la ricchezza delle diversità, qualsiasi uomo, qualsiasi razza, qualsiasi cultura». Nella palestra allestita per l’occasione a chiesa c’era la fidanzata ucraina e Gala, una grande amica: « Lui ascoltava gli altri senza pregiudizi. Non è da tutti rimanere puri frequentando il mondo». E Alessio, uno dei ragazzi dell’88, il suo anno di nascita: «Un combattente che lottava per la libertà. Porteremo con noi la tua forza».
Fra la folla del palasport anche il pm romano Sergio Colaiocco, che sta seguendo l’inchiesta per omicidio a carico di ignoti. È venuto a sentire alcuni amici di Giulio: tre giovani ricercatori che erano in contatto con lui, una dottoranda italiana, due ragazzi stranieri. Parlerà anche con il professor Nolan e la professoressa Maha Abdel Rahmah. In cimitero c’era un capannello di egiziani. «Si sa chi l’ha preso. Io conosco il luogo della sua prigionia», ha azzardato tale Omar Jibril, vicepresidente e portavoce di un Comitato di opposizione al regime di Al Sisi. Poco più in là mamma Paola abbracciava tutti: «Giulio guardava soprattutto i poveri. E li ascoltava».