Corriere della Sera

Dall’estetica del garage al Palazzo del Cinquecent­o

Il percorso artistico di Massimo Giorgetti, ora alla guidaida del marchio storico. «Quante notti insonni, ma il difficile comincia adessoo»

- Paola Pollo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un anno di colloqui, ma l’ultima condizione per accettare la direzione creativa di Pucci l’ha posta lui: vedere il palazzo e l’archivio del marchese. «Ero curioso. Sapevo che la mia vita sarebbe cambiata e volevo capire se qui avrei trovato l’energia giusta. C’era l’onore di entrare in un pezzetto di storia della moda, ma anche la paura». Timoroso Massimo Giorgetti? Non si direbbe a vederlo ora muoversi disinvolto nel cinquecent­esco palazzo Pucci, in felpa Msgm (il marchio che fondò con quattro amici) e New Balance (è un collezioni­sta di sneaker). Non fa nulla per nascondere il suo accento emiliano. Alcuni lo giudicano naïf ma in realtà è specchio della sua franchezza. Classe 1977, nato a Cesena, cresciuto in campagna, a Longiano. Radici piantate nella terra e cuore rosso: «Un paesino dove eravamo tutti cugini e giocavamo a piedi nudi. Mio padre faceva lavori edili in proprio e mia madre era una specie di veterinari­o: non sono mai stati a Milano, una sola volta a Roma. Alle elementari seguivo mio nonno che aveva un laboratori­o di ricamo; erano gli anni di Best Company e il Charro e io passavo i pomeriggi a guardare le sarte ricamare i loghi a fiori sui jeans. Leggevo solo riviste di moda, ma gli amici mi convinsero ad iscrivermi a ragioneria».

Un ragioniere in passerella: originale.

«Nessuno studio o raccomanda­zione, una figura un po’ scomoda, direi. Dopo la maturità andai a lavorare nella più bella boutique di Riccio- ne dove guardavo le vetrine quando marinavo la scuola. E poi ho fatto il venditore in show room e a seguire il consulente. Ero anche un dj, per hobby. Ma non avevo il sogno di Milano, dopo le sfilate tornavo al mare e alla mia piadina con la rucola. Nel 2008 con quattro amici pensammo a Msgm e mi trasferii».

Fortunato o bravo?

«Uno non può capire le notti insonni o i pianti o le paure. Mi reputo fortunato solo perché faccio il lavoro che mi piace, perché vivo fra cose belle e viaggio. Ma quello che ho me lo sono conquistat­o perché ci ho creduto. E adesso i giochi più difficili per restare. Un po’ come negli Hunger Games!».

Come convivono cuore a sinistra e blasone?

«È questo il bello. Dall’estetica del garage al palazzo cinquecent­esco. Appena arrivato sono stato travolto da questo stemma d’oro e di stucchi. Ho chiesto di poterlo ridisegnar­e per farne il nuovo logo. È passato il progetto di uno stagista di vent’anni e ora è su tutti i nuovi accessori, grafico e semplice e sta andando benissimo».

Perché i francesi l’hanno scelta?

«Hanno avuto la visione e la modernità di cercare una persona in contrasto con l’immaginari­o

legato al marchese. Il palazzo che incontra la strada, insomma, e si fa più accessibil­e».

D’altronde il marchese Pucci non comincio da un salone da ballo ma da una pista da sci.

«E sono proprio i primi anni, i Cinquanta e Sessanta, che mi hanno colpito. Mentre a Parigi c’era la couture e Dior inventava la giacca Bar, il marchese faceva i leggings, le bluse, le giacche a vento, gli chemisier. Pezzi che ho rieditato sotto l’etichetta Atelier nelle nuove stampe Borracio, Dalia e Monreale e che sogno tornino ad essere

cool come lo sono stati con lui. Non mi interessa se la mia donna è una principess­a o un’impiegata, purché si piaccia con i miei abiti che ha scelto stuzzicata dalla sua intelligen­za. In questo esce la mia anima di sinistra».

Alla prima sfilata la gente non ha riconosciu­to né Pucci, né Giorgetti

«Me ne sono accorto. Per cominciare da zero dovevo far dimenticar­e quello che era stato Pucci sino a sei mesi prima. E penso di avercela fatta. Al prezzo di parecchie notti insonni. Ora inizia il vero percorso. Ma non rinnego lo show di settembre: c’erano segni del marchese molto forti, era una collezione di pancia, si. Adesso c’è la riflession­e e la consapevol­ezza. Parleremo anche di musica, arte e designer».

Vita privata? (di solito alla domanda nessuno risponde ndr)

«Lavoro e lavoro, fra Milano e Firenze. Esco sempre meno. Ho un compagno che fa lo psicologo e lavora nel sociale, ascoltarlo mi fa stare con i piedi per terra. Vorremmo sposarci, incrocio le dita. Ma se non passerà la legge quando saremo a pranzo con Matteo Renzi (per l’inaugurazi­one della settimana della moda milanese il 24 febbraio) glielo dirò. E con me dovrebbero farlo tutti. Credo che la moda possa fare molto per la causa, come a suo tempo fece Anna Wintour negli States. Ma sono ottimista».

Maschile, femminile e gender?

«A me le donne piacciono donne, senza dubbio. E questo farò per Pucci. Detto questo, tutto ciò che fa discutere e pensare mi piace».

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Pucci Un look della collezione primaverae­state di Pucci, la prima disegnata dal nuovo direttore creativo Massimo Giorgetti
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Chi è Massimo Giorgetti, 39 anni, di Cesena. ha fondato Msgm, marchio giovane di successo. Dal marzo 2015 è designer di Pucci
 ??  ?? 41 «A declaratio­n of intention by Massimo Giorgetti», immagine scattata sulla terrazza di Palazzo Pucci a Firenze nel marzo 2015 quando Massimo Giorgetti è stato nominato direttore creativo di Emilio Pucci2 Il marchese Emilio Pucci con una modella sulla terrazza di Palazzo Pucci a Firenze nel 1954 ( Emilio Pucci archive)3 Un modello della collezione pre fall 2016 di Pucci disegnato da Massimo Giorgetti4 Un altro modello della collezione pre fall di Pucci by Giorgetti. Pucci, fondato alla fine degli anni Quaranta, è stato acquistato nel 2000 dal gruppo francese del lusso Lvmh di Bernard Arnault
41 «A declaratio­n of intention by Massimo Giorgetti», immagine scattata sulla terrazza di Palazzo Pucci a Firenze nel marzo 2015 quando Massimo Giorgetti è stato nominato direttore creativo di Emilio Pucci2 Il marchese Emilio Pucci con una modella sulla terrazza di Palazzo Pucci a Firenze nel 1954 ( Emilio Pucci archive)3 Un modello della collezione pre fall 2016 di Pucci disegnato da Massimo Giorgetti4 Un altro modello della collezione pre fall di Pucci by Giorgetti. Pucci, fondato alla fine degli anni Quaranta, è stato acquistato nel 2000 dal gruppo francese del lusso Lvmh di Bernard Arnault
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