Corriere della Sera

«Il whisky di Bogart, gli appunti di Steinbeck » Sartorie che fanno la storia

Gianni Battistoni: i calzoni? Devono toccare la scarpa

- Maria Teresa Veneziani

ggi le griffe stanno investendo capitali per trasformar­e le boutique in luoghi caldi e accoglient­i, atmosfere che sappiano mischiare le culture. Gianni Battistoni in questo ambiente c’è cresciuto. «Nel 1947 mio padre Guglielmo ha aperto un negozio in via Condotti che subito è diventato meta di artisti della scuola romana di pittura — Gentilini, Guttuso, Capogrossi, Sironi — e, successiva­mente del cinema, a cominciare da Luchino Visconti e il suo entourage ». E anche se oggi la moda spesso si dimentica delle sue eccellenze meno gridate, la sartoria Battistoni non solo ha resistito alla moda fast & furious, ma sta per aprire a Beverly Hills, a due passi da Hollywood. «

Gli attori sanno che l’abito fa il monaco», osserva Marvi De Angelis, la signora dell’immagine che ha suggerito a Gabriel Garko di affidarsi a Battistoni per calibrare il suo inedito ruolo di presentato­re nelle cinque serate di Sanremo. «D’accordo con la costumista è nata l’idea di far rivivere sul corpo di questo attore fisicament­e invidiabil­e ( indossa una 52 lunga) lo stile e l’eleganza ispirata a quella di Paul Newman, Marcello Mastroiann­i, Cary Grant, Marlon Brando e i due James Bond più famosi: Sean Connery e Daniel Craig». Tre settimane di lavoro per realizzare i cinque completi su misura: «È venuto a fare le prove accompagna­to dalla compagna, anche lei bellissima. Mi ha sorpreso per i suoi modi garbati, quasi anacronist­ici» racconta l’imprendito­re.

Il tre pezzi è riproposto con un tocco delicato, nel segno della nuova mascolinit­à. Le sfumature del blu navy (al posto del nero) ingentilis­cono lo smoking: ecco allora lo smoking blu con revers neri, gilet e camicia bianca ( Paul Newman); il doppiopett­o azzurro con gessatura rossa come la cravatta (Cary Grant); il doppiopett­o nero (Mastroiann­i); l’abito grigio che brilla con camicia scura (Marlon Brando) e lo smoking dalla giacca bianca di «007». Per fare un po’ di ordine sugli orli, l’esperto dice che se si tratta di abiti eleganti « il calzone deve toccare la scarpa con una leggera piega».

Gianni Battistoni è un tipico romano che mischia eleganza e vita:«Negli anni 50/60 la nostra sartoria era diventa il crocevia di Hollywood sul Tevere. Io bambino vedevo entrare Humphrey Bogart, aveva la sua bottiglia di Johnny Walker Black Label nella credenza, e poi John Ford, Kirk Douglas: venivano da papà anche solo Marlon Brando nella sartoria romana con il fondatore Guglielmo Battistoni per rilassarsi. Ricordo il blocco degli appunti che John Steinbeck lasciava lì sul tavolino e Marlon Brando che entrava e si sedeva. Un legame, quello con gli attori americani, che prosegue ancora; recentemen­te in sartoria sono passati Richard Gere, Anthony Hopkins e Ben Kingsley. E poi Ieri & oggi In alto Richard Burton esce dalla sartoria Battistoni. Qui sopra il gessato nei colori della cravatta di Gabriel Garko stile Cary Grant

il segretario di stato John Kerry». Si scorda di citare Karl Lagerfeld che nella sartoria romana va a farsi le camicie: «Vuole il colletto bianco inamidato e lascia la camicia sempre appesa, perché lui la cambia ogni ora».

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