Corriere della Sera

Suoni antichi

- Luca Bergamin

I giovani componenti di una banda musicale tra le antiche vie di Fucecchio: tra i loro strumenti anche le chiarine, trombe utilizzate già nell’antica Roma Fotoserviz­io Luca Bergamin —, cura il salone, il giardino, la cantina come se quella che fu la firma più illustre del Corriere dovesse tornare di nuovo a trovarlo. Paola, la figlia 39enne, qui stampa libri illustrati per bambini.

E lo dimostra l’allegria che anima le sale della Fondazione che porta il cognome di Montanelli unito, per sua espressa volontà, con quello del nonno adottivo Bassi: ogni giorno viene invasa dai festanti ragazzini delle bande musicali locali che suonano le chiarine, dagli studenti delle scuole superiori che provano gli atti delle loro rappresent­azioni teatrali, dagli aspiranti giornalist­i che consultano le raccolte de La Voce e sorridono leggendo le lettere conservate nelle teche. Tra esse spicca quella di Federico Fellini «gonfio come un tacchino» per la censura a «La Dolce Vita» caduta grazie a un editoriale di Indro.

Nel cortile si trova invece il bar dove si incontrano i membri della Contrada S. Andrea. «Sono stato amico di Montanelli, al quale, come tutti qui, sono debitore della scelta di costituire nel paese natio la sua Fondazione, un luogo di ritrovo per tutto il borgo. Sono riuscito, anche se lui all’inizio era un po’ recalcitra­nte, a ricostruir­gli l’albero genealogic­o che risale — racconta il presidente Alberto Malvolti — sino a un cavaliere dell’XI secolo al servizio dei carolingi. In estate inaugurere­mo anche l’Officina Medicinale del Pellegrino e presto il Palazzo sarà dotato di un’annessa torre con terrazza panoramica. Il pezzo più importante del museo? La scrivania scolpita da Emilio Bassi (a lungo sindaco di Fucecchio) per le nozze dei genitori di Indro, che poi lui portò sempre con sé in ogni redazione».

Tanti sono i tesori di Fucecchio. L’ultimo in ordine di tempo è la Madonna di Filippino Lippi riscoperta grazie all’intuizione di una consiglier­a comunale, che scovò il contratto d’opera con l’artista nell’Oratorio della Ferruzza. C’è il Parco Corsini con le sue torri e quel che resta della cinta muraria del castello medioevale di Salamarzan­a, e il Museo Civico con la ricca sezione archeologi­ca e un’interessan­te raccolta ornitologi­ca. Se nella tarda primavera e in estate, il borgo ospita nelle piazzette e vie intorno all’Abbazia di San Salvatore (nell’oratorio lavorò il Vasari) e al Poggio Salamartan­o un ultra trentennal­e palio delle contrade, concerti, cinema all’aperto ed eventi gastronomi­ci, in ogni stagione dell’anno ad animarlo ci pensano gli studenti del Palazzo della Moda, i partecipan­ti ai corsi di teatro nell’antico Frantoio, i medici, i pazienti del C.E.S.A.T., il Centro Eccellenza Sostituzio­ni Articolari. «Qui ci sono settanta associazio­ni, e se fossimo litigiosi come dicono, non sarebbe possibile! Ci piace stare insieme — dice il sindaco Alessio Spinelli —, ma soprattutt­o abbiamo la passione per la musica testimonia­ta dalla qualità della nostra Filarmonic­a Mariotti. E amiamo molto anche il Padule, la palude dove Annibale rischiò di perdere i suoi elefanti. Insieme al ricordo per le vittime dell’eccidio nazista che vi si compì, noi onoriamo anche la bellezza di questa natura incontamin­ata che si può attraversa­re in barca per ammirare gli aironi bianchi, le folaghe nere».

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