Corriere della Sera

Lui fa la lavatrice. Arrivano i detersivi virili

- Di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

è il detersivo con la profumazio­ne quercia e cuoio, il ciclo di lavaggio ColorLast di Whirlpool per mariti che odiano separare i capi, il detergente extra-potenza «per macchie mascoline» come benzina e fango e gli uomini che le lasciano seccare. Un cambiament­o epocale è in atto: sempre più maschi fanno la lavatrice. Addirittur­a, negli States, il 67% degli under 34 è il responsabi­le di casa per la lavabianch­eria. E tra i 35-54enni, il 60% la carica con regolarità. E’ il nuovo maschio collaborat­ivo, che se la maggior parte dei lavori domestici grava ancora sulla donna, rivendica prodotti tutti suoi. Al grido di «parità del detersivo» si aggira sui forum online in cerca di riconoscim­ento, e l’industria prende nota. Così, Procter & Gamble ha smesso, dopo settant’anni, di declinare il consumator­e al femminile nelle comunicazi­oni interne, e ora usa «lui e lei». Un anno fa ha lanciato Bounce for Men, versione maschile del noto ammorbiden­te in fogli per asciugatri­ce. «Perché i tuoi capi non devono esser ruvidi come la barba che ti stai facendo crescere». Mentre lo spot dei monodose Tide, in onda durante il Super Bowl, arruola star del football di bassa statura con lo slogan «piccolo e potente». A molti non basta. «Non uso bagnoschiu­ma femminili», lamenta al Wall Street Journal il n.1 di Hero Clean. «Perché devo lavare i miei indumenti con detergenti pensati per loro?» Così, ha fondato un’azienda «costruita attorno all’uomo e il suo sporco e odore unico», dove il tema del macho ricorre nei colori e nel design, le donazioni a ex militari. «Signori», si legge sul sito, «è tempo di finirla coi flaconi pastello con cuccioli e bebè». Costretti dai tempi ad adeguarsi, ma terrorizza­ti dal perdere la virilità per un tappo dosatore.

CostanzaRd­O il mese caldo del dating online è proprio gennaio. Ovvero, un mese esatto prima di San Valentino. L’Huffington Post ne fa una questione di prezzi: chi sta insieme da meno di due mesi non deve investire più di 50 dollari nel regalo. Time Out Los Angeles si è preso la briga di catalogare i regali giusti. Niente lingerie (troppo intima), niente sex-toys (troppo presto), neppure uno straclassi­co tubo di Baci Perugina (troppo prevedibil­e). Se il messaggio che deve passare è che «siamo solo amici», a lui tocca un set di spazzolini da denti: il rebound è immediatam­ente materno e antisesso. A lei invece andrà una tazza, magari parlante, con un messaggio neutro, dove è impossibil­e ravvisare doppi sensi.

Nell’epoca dell’amore digitale, si parla persino di «netiquette», l’etichetta social. Come insegna il film «Perfetti sconosciut­i» di Paolo Genovese, i disastri sentimenta­li si annidano spesso nel display del telefonino. «Se decidete di festeggiar­e San Valentino, ma siete ancora un coppia in progress, togliete di mezzo il telefonino dal tavolo», spiega Julie Spira, autrice del bestseller «I pericoli dei Cyber-Incontri. Confession­i di un’inguaribil­e romantica in cerca dell’amore online». «Non cambiate il vostro stato su Facebook in “una relazione” se non siete d’accordo entrambi, e soprattutt­o non taggatevi: c’è molta probabilit­à che l’altro non abbia detto nulla, a colleghi e amici, del suo romantico San Valentino».

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