Parte la corsa al 5G Linee superveloci, gli investimenti da AT&T a Huawei
Nel 2020 connessi 150 milioni di smartphone
«È qualcosa di diverso mai visto prima». Tom Wheeler, presidente della Commissione Usa per le comunicazioni, l’ha appena paragonato ad un quadro di Picasso. Un numero e una lettera: 5G. Se è necessario rispolverare il cubismo per spiegare che cosa ci aspetta, conviene forse drizzare le antenne.
Non siamo ancora sbarcati nell’epoca del 4G, lo standard di ultima generazione (il più avanzato finora) nel campo della telefonia mobile, che dobbiamo già archiviarlo perché il 2020 è dietro l’angolo. Per la prima volta l’Asia (Giappone, Corea del Sud e Cina) sono i «front-runner». Gli apripista. Le lepri, attingendo al lessico del mezzofondo. Sette ottobre. Chengdu, remota cittadina nella provincia del Sichuan in Cina. Il primo esperimento pubblico di utilizzo dello standard 5G. A condurlo — superando la tradizionale conflittualità sino-giapponese — sono stati il colosso Huawei e l’operatore mobile nipponico Docomo. La città è stata interamente cablata: i dispositivi mobili (si calcola che nel 2020 saranno in 150 milioni ad usarla) sono stati in grado di scambiare dati ad una velocità di download di 3,6 gigabit per secondo su una frequenza di rete wireless di 6 gigahertz. Per fare un confronto la rete 4G nel Regno Unito, la più grande in Europa, offre una velocità massima di 300 megabit al secondo. Dodici volte inferiore.
Il polo universitario del 5G, a testimonianza che la vetusta Europa è ancora in grado di recitare la sua
(Come sarà nel 2020) parte, è però proprio in Inghilterra. Sud-est del Paese: Surrey, comune di Guildford. Qui ha sede l’Innovation Center 5G, fondato grazie ai finanziamenti del gotha delle telecomunicazioni mondiali: Hauwei, Fujitsu, Aircom, British Telecom, Samsung. Telefonica, Vodafone, Aeroflex, in collaborazione con la Bbc, il primo broadcaster ad interessarsi. Il test è stato un successione perché è stata raggiunta la velocità degli 0,8 terabit (800 gigabit per secondo), record del mondo. Tuttavia si tratta di una prova accademica, perché la distanza percorsa dai dati è stata di appena 100 metri. Quindi è prematuro sbilanciarsi.
Gli Stati Uniti, da sempre pionieri, sembrano per ora in ritardo. L’operatore Verizon ha cominciato adesso a fare qualche prova. Il colosso AT&T ha annunciato ora una collaborazione con Intel ed Ericsson. A far decollare i dati saranno onde ad alta frequenza.
La competizione sta però diventando geopolitica. Con connotati di marketing. Il Giappone vuole una rete 5G funzionante per i giochi olimpici di Tokyo del 2020, la Corea del Sud la vorrebbe due anni prima perché ospiterà quelli invernali. La rivoluzione dell’Internet delle cose (con 50 miliardi di dispositivi collegati) dovrebbe esserne il detonatore. Così sarà possibile scaricare un film in ultra-definizione da otto gigabyte in sei secondi. Con il 4G ci vogliono sette minuti. Tempo perso.