Nessun verdetto per gli 8 azzurri, in discussione la Procura Coni
In un processo penale non potrebbe succedere. In quello sportivo contro i 26 azzurri dell’atletica accusati di aver dribblato l’antidoping tra 2011 e 2012 è successo. Ieri sera, riuniti in camera di consiglio per decidere se squalificare o prosciogliere i primi 8 imputati, i giudici del Tribunale Antidoping hanno congelato tutto e convocato sei testimoni mai citati da accusa o difesa. Sfileranno prossimamente all’Olimpico di Roma Rita Bottiglieri e Loredana Zagara, ex responsabili controlli della Fidal, Giampiero Curti, Bernardino Arigoni e Raffaele Leonardo del Coni e l’ex medico Fidal, Giuseppe Fischetto. Per Howe sarà sentita la madre-allenatrice, Renè. Bottiglieri e Fischietto sono imputati a Bolzano nel «processo Schwazer». Si prolunga quindi l’attesa per gli imputati: i fondisti Meucci e Lalli, i triplisti Donato e Greco, i maratoneti Pertile e Incerti, la martellista Salis e il lunghista Howe. L’avvocato Giulia Bongiorno, che li difende, ha demolito sia le accuse («I solleciti erano completamente sbagliati perché venivano inoltrati anche a chi aveva risposto tempestivamente alle richieste di controllo. Nella confusione e nel caos totali si era perso tutto») che l’accusa («La Procura del Coni ha commesso errori clamorosi nella contestazione delle inadempienze»). Tornano quindi, sia pure come testi, sul ring del processo la Fidal e il Coni autoassoltisi da ogni colpa. E resta da emanare una sentenza politicamente difficilissima: smentire in toto l’accusa — che ha buone basi giuridiche — significherebbe delegittimare pesantemente la Procura del Coni che fino ad oggi ha un «record» del 99% di richieste di condanna accolte.