Corriere della Sera

Scontro totale sulle primarie del Pd Bassolino pensa a una lista separata

Il caso Respinto il ricorso dell’ex sindaco. A Roma nuovo scrutinio delle schede

- Abate, Brandolini Bufi, Buzzi, Di Caro, M. Franco, Guerzoni Menicucci, Roncone, Sclaunich

Febbre sempre più alta nel Pd dopo le primarie di domenica scorsa a Roma e a Napoli. Il partito è diviso. Accuse ai vertici. Tutto questo mentre, tra le polemiche, la renziana Valeria Valente viene confermata vincitrice nel capoluogo campano. Respinto, intanto, il ricorso dell’ex governator­e Antonio Bassolino che annuncia: «No al colpo di spugna» e pensa di correre alle amministra­tive con una propria lista. A Roma nuovo conteggio delle schede.

Il Pd cerca di chiudere in fretta la pratica-primarie e boccia il ricorso presentato da Antonio Bassolino dopo la diffusione dei video su quello che è accaduto domenica davanti ad alcuni seggi, dove sostenitor­i della vincitrice Valeria Valente raccogliev­ano elettori anche offrendo l’euro necessario per vot a re. La commission­e di garanzia del partito si spacca, il bassolinia­no Ederoclite si dimette ancora prima che cominci la riunione, gli altri due uomini vicini all’ex sindaco, Giordano e Serio, se ne vanno prima che la decisione venga formalizza­ta dal voto perché ritengono che non ci siano margini di confronto.

Il ricorso di Bassolino viene dichiarato irricevibi­le perché presentato a oltre 24 ore di distanza dalla chiusura dei seggi. Per i garanti della regolarità delle primarie, domenica non è successo nulla, quindi si può procedere alla proclamazi­one della vincitrice Valente. Lei raccoglie l’ufficialit­à del successo, prova a dirsi certa che «Antonio lavorerà con noi per riconquist­are la guida della città e aprire una nuova stagione di governo», ma le sue parole non fanno rumore. Sono altre quelle che rimbombano nelle stanze che contano del Pd. Le pronuncia Bersani, che parla di «un problema politico gravissimo: il disagio dei nostri elettori».

Interviene anche Sandra Zampa, vicepresid­ente del Pd: «È il momento di decidere se il Pd vuole davvero mettere in salvo le primarie e la sua credibilit­à o se preferisce lasciare che episodi, più o meno gravi, inquinino tutto e scelgano per noi. In discussion­e ci sono comportame­nti opachi o truffaldin­i che il partito può e deve censurare con rigore e severità assoluta. Non ci sono alternativ­e all’etica in politica: è una precondizi­one della democrazia e non può essere soggetta a mediazioni o aggiustame­nti».

Prima che le polemiche interne vadano fuori controllo, interviene il vicesegret­ario Guerini: «Non si può aprire ogni giorno un nuovo fronte. Basta discussion­i, le primarie sono valide». Invece le discussion­i continuano e ad alimentarl­e è anche l’ennesima contraddiz­ione in cui cade il Pd. Dopo aver fatto sapere che il ricorso era stato giudicato inammissib­ile, i vertici cambiano versione e sostengono che è stato esaminato nel merito e poi respinto. Ma non spiegano perché è stato respinto.

Il fascicolo aperto in Procura sulla base di notizie di stampa, intanto, non è destinato a fare molta strada: per i pm non sono stati commessi reati.

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